Polo delle barbatelle, mancano 300 stagionali dall'Est Europa, trema una delle migliori eccellenze friulane

Un campo di barbatelle
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SAN GIORGIO DELLA RICHINVELDA - Fino a una decina di anni fa erano i lavoratori che arrivavano dalla Polonia a garantire le stagioni. Poi la forza lavoro è arrivata dalla Romania e da altri Paesi dell’Est come la Moldavia, l’Albania e anche l’Ucraina. Ma, seppure per motivi diversi, ora gli arrivi di addetti stagionali da quelle aree scarseggiano e sembrano destinati a essere sempre di meno. La carenza di personale - che ormai è una costante in tutti i settori dell’economia regionale, a cominciare dal comparto del turismo per arrivare al manifatturiero - sta mettendo in ginocchio l’importante settore delle barbatelle. Il sistema degli associati che ruota attorno ai Vivai Cooperativi Rauscedo, a San Giorgio della Richinvelda, avrebbe bisogno di un numero di lavoro stagionali che si avvicina alle trecento unità.


LA PROPOSTA


«Il problema - come spiega il presidente dei Vivai Coop Rauscedo - è molto serio e riguarda l’intero nostro sistema fatto dai nostri associati. E non basta più il sistema delle quote previste per gli ingressi dei lavoratori dai Paesi extra Europei». I coltivatori del “polo delle barbatelle” stanno ormai “reclutando” lavoratori che arrivano dai Paesi del Magreb, oltre a pakistani e indiani. Immigrati che sono, il più delle volte al loro primo ingresso in Italia e devono assolvere all’iter burocratico del permesso di soggiorno, e che trovano nel settore dell’agricoltura un primo approccio occupazionale. «Sono lavoratori - aggiunge il presidente dei Vivai Coop Rauscedo - che hanno bisogno di formazione, da subito. Sia sul fronte della sicurezza, sia rispetto alla lingua italiana. E proprio per questo sarebbe necessario un itervento del governo che agevoli le imprese agricole in questo periodo di formazione-lavoro, che può essere di sei mesi o di un anno, lo Stato agevoli queste assunzioni con gli sgravi fiscali sulla parte lorda del salario in modo che ai lavoratori stagionali possano arrivare in tasca quai 1.200 o 1.300 euro netti al mese».
Quello che si chiede - a Rauscedo gli operatori delle cooperative e del mondo dell’agricoltura in genere soltanto qualche giorno fa hanno incontrato il sottosegretario all’Agricoltura Gian Marco Centinaio - è una sorta di “salario di ingresso” che agevoli le assunzioni in un settore come quello dell’agricoltura in cui ormai i lavoratori “locali” sono ormai come mosche bianche e non raggiungono quasi mai il due o il tre per cento della forza lavoro nelle fabbriche. Già nella stagione che con fine giugno, inizio di luglio, sta per terminare nell’importante comparto delle barbatelle le aziende cooperative socie e gli stessi Vivai hanno faticato molto a trovare le persone necessarie a svolgere le lavorazioni necessarie alla cernita delle piante, alla fase degli innesti e poi alla piantumazione nei terreni dedicati alla viticoltura. «Se non ci organizziamo per tempo e se non corriamo ai ripari subito - è l’allarma che lancia il presidente Pietro D’Andrea - già dalla prossima stagione che per noi inizia solitamente nel tardo autunno e si protrarre fino all’inizio di luglio ci saranno enormi difficoltà per le imprese agricole». La proposta discussa con il sottosegretario Centinaio durante la sua visita a Rauscedo punta proprio a garantire uno sgravio fiscale sugli oneri limitato solo al periodo in cui le stesse imprese organizzano la formazione per i nuovi lavoratori. Che ormai - visto che quelli che arrivano dai Paesi dell’Est europeo sono sempre meno - arriveranno sempre di più dall’area magrebina e da altri Paesi africani, dall’India e dal Pakistan.


LE MACCHINE


Nel frattempo ai Vivai Coop e nelle aziende di Rauscedo, vista la grave carenza di “braccia” per il lavoro nei campi, si stanno organizzando per incrementare la meccanizzazione del settore. «Stiamo lavorando su diverse macchine - fa sapere il presidente D’Andrea - rispetto alle diverse fasi della lavoraozione. Ma la nostra è un’agricoltura molto specialistica e in alcune fasi della lavorazione il lavoro dell’uomo è difficilmente sostituibile». In ogni caso la meccanizzazione sta aumentato, e in futuro ci saranno dei robot che selezioneranno le piantine e procederanno agli innesti, ma ci vorranno almeno cinque o dieci anni affinché la tecnologia sia disponibile. Quindi è urgente prendere provvedimenti per garantire nuova manodopera.

 

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Il Gazzettino