Lavoro smart, ​a 7 su 10 piace il lavoro "agile" stando a casa

Lavoro smart, a 7 su 10 piace il lavoro "agile" stando a casa (foto Pixabay)
Veneto, Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Trento promuovono il lavoro smart. Guardando ai dati analizzati da Demos per l'Osservatorio sul Nord Est del...

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Veneto, Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Trento promuovono il lavoro smart. Guardando ai dati analizzati da Demos per l'Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino, emerge che il 72% degli intervistati esprime apprezzamento per la possibilità che il dipendente lavori da casa, mentre è una quota minima di nordestini (5%) a giudicarla negativamente. Una componente consistente (15%), però, non ha un'opinione in merito e l'8% non sa cosa sia lo smart working.


TRASVERSALE
In linea generale, osserviamo che il favore verso il lavoro agile appare piuttosto trasversale ai settori sociali, superando in tutti quelli considerati la soglia della maggioranza assoluta. Tuttavia, tende a crescere soprattutto tra i giovani under-25 (83%) e tra chi ha tra i 25 e i 34 anni (80%), oltre che tra le persone di età centrale (45-54 anni, 84%). I giudizi positivi, poi, appaiono più estesi tra gli uomini (76%) che tra le donne (68%). Emerge, inoltre, un sostegno più ampio tra impiegati (86%) e liberi professionisti (91%), mentre imprenditori e operai sembrano meno entusiasti (entrambi 67%).Quali sono le ragioni di sostenitori e detrattori? Chi vede con favore il lavoro agile mette l'accento innanzitutto sulla possibilità di organizzare meglio le esigenze della propria famiglia (43%). Risparmiare i costi legati alla vita lavorativa, come trasporti e pasti fuori casa, viene indicato come punto di favore dal 26%, mentre la responsabilizzazione del lavoratore ai risultati è evidenziata dal 13%. Il 7%, poi, pensa che così si possa avere più tempo libero e il 6% apprezza che attraverso questa modalità si evitano i colleghi di lavoro.

L'IDEA NEGATIVA

Chi invece ha un'idea negativa dello smart working si concentra proprio sulla mancanza di confronto con i colleghi (37%), fattore che supera l'impossibilità di controllo diretto da parte del datore di lavoro (24%). L'aumento delle bollette di casa, invece, è ragione di sospetto per il 19%, mentre il 9% mette l'accento sul rischio che le esigenze familiari diventino troppo invadenti. Una quota minima (2%), infine, ritiene che si lavori di più, mentre non si esprime il 10%. Nel concreto, ai nordestini piacerebbe lavorare da casa invece di andare in azienda? Qui affiora un grande equilibrio: quanti vorrebbero lavorare da casa per tutta la settimana o quasi, e quanti, pur rispondendo affermativamente, limiterebbe a uno o due i giorni di lavoro casalinghi, sono componenti del tutto equivalenti (entrambe 34%): complessivamente, dunque, lavorare smart piacerebbe a quasi 7 rispondenti su 10, seppur con modalità molto diverse. Il 32%, invece, preferisce comunque andare in azienda. Se consideriamo come cambiano questi valori tra chi ha un'idea positiva dello smart working, osserviamo che diminuisce la percentuale di persone che preferiscono andare in azienda (20%, una quota comunque tutt'altro che trascurabile). Crescono, parallelamente, e in maniera del tutto equivalente, coloro che preferirebbero lavorare da casa uno o due giorni alla settimana (40%) e quanti lo farebbero tutta la settimana o quasi (40%). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino