Lavoro, in 15 mila ancora in cassa ma mancano operai

Lavoro, in 15 mila ancora in cassa ma mancano operai
PORDENONE - Da una parte il timore che il venire meno del blocco dei licenziamenti possa aprire una falla in particolare nei settori più colpiti dalla crisi sanitaria....

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PORDENONE - Da una parte il timore che il venire meno del blocco dei licenziamenti possa aprire una falla in particolare nei settori più colpiti dalla crisi sanitaria. Dall'altra, un sistema industriale manifatturiero che già dall'estate 2020 e con conferme nei primi mesi di quest'anno ha tenuto. Un sistema che, per altro, ha fame di operai e tecnici specializzati e di addetti con competenze digitali che fatica a trovare. In mezzo i comparti del terziario-servizi, in particolare ristorazione e turismo, alle prese con la mancanza di figure professionali (come cuochi e camerieri) che durante i lunghi mesi di chiusura delle attività hanno dovuto riciclarsi in altri settori e nelle fabbriche dove si è sempre continuato a lavorare. Nella post-emergenza Covid il mercato del lavoro appare piuttosto schizofrenico.


LICENZIAMENTI

Il quadro diventa forse più comprensibile se si guarda dentro i diversi settori tendendo a riferimento qualche numero. Rispetto al timore sulla fine del blocco dei licenziamenti - che il sindacato anche del Friuli occidentale continua a sottolineare e a chiedere che venga mantenuto almeno fino a ottobre - in provincia a fine aprile i lavoratori coperti da ammortizzatori sociali erano circa 15 mila. Più nel terziario e commercio che nell'industria. L'ipotesi avanzata da Cgil, Cisl e Uil era di un rischio che potrebbe riguardare dai 4 ai 5 mila addetti. Su questo fronte è arrivata una stima della Fipe (Federazione dei pubblici esercenti) regionale: all'appello mancano oltre 4 mila addetti: circa 400 stagionali, duemila a tempo determinato e altrettanti a tempo indeterminato. Considerato che alcune realtà sono state spazzate via dall'emergenza sanitaria la stima è che servano, oltre agli stagionali, circa 3 mila lavoratori. Dunque, il comparto reclama assunzioni più che licenziamenti. «Nell'ultimo anno, di fronte alle continue aperture e chiusure, chi ha avuto la possibilità di farlo ha accettato occupazioni in altri settori non sottoposti alle chiusure». E così in molti hanno abbandonato il comparto della ristorazione e del turismo e hanno trovato occasioni di lavoro nell'agricoltura e più ancora nell'industria. Rispetto alla crisi di personale nei servizi e nel terziario in particolare il segretario Cisl provinciale Cristiano Pizzo sottolinea: «Bisogna però anche dire che le persone vanno assunte con i contratti e vanno pagate regolarmente».


L'INDUSTRIA



Nel settore manifatturiero difficile, al momento, avere numeri precisi sulla necessità di manodopera. Ma è evidente che nei settori portanti - sia la metalmeccanica che il legno-arredo - ci sarebbe bisogno di manodopera specializzata. E gli esempi non mancano: negli ultimi mesi sia Electrolux Porcia che Friulintagli hanno assunto. «Per come sta andando il mercato in questi ultimi mesi - continua a ripetere il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti che pure si è sempre detto favorevole a una proroga dello stop ai licenziamenti cercando l'intesa con il sindacato - non mi pare che le imprese siano in attesa del via libera per procedere a licenziamenti lacrime e sangue. Non è così, almeno per l'industria». È chiaro, però, che negli altri settori (o nell'industria per quelle realtà produttive che magari erano in crisi già da prima) ci sono molte realtà in difficoltà e una volta terminata la cassa Covid potrebbero essere costrette a licenziare parte dei propri addetti proprio perché la lunga emergenza ha causato cali di fatturati importanti.
D.L. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino