Settimana corta, il lavoro 4 giorni su 7 piace: Velvet Media lancia l'autogestione dei dipendenti

Settimana corta, il lavoro 4 giorni su 7 piace: Velvet Media lancia l'autogestione dei dipendenti
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TREVISO - Niente cartellino da timbrare, obbligo di rispettare un determinato orario, neppure di venire in ufficio. Dopo il salone di parrucchiere Maziby Hair salon di Treviso che punta sulla settimana lavorativa concentrata in quattro giorni alla scandinava, un'altra picconata al classico modello organizzativo del lavoro viene assestata da Velvet Media, società di marketing, vendite online e nuovi media di Castelfranco Veneto. Il progetto, battezzato Myway Work, prevede un'autogestione da parte dei dipendenti i quali, di fatto, potranno scegliere se rimanere a casa o se andare in sede, quante ore lavorare e quando prendersi le ferie, operando per obiettivi specifici e non sulla quantità di ore di lavoro per ciascun compito. Insomma, dando priorità alle commesse dei clienti, ma decidendo in proprio che momenti della giornata portare a termine il loro lavoro e da dove farlo.

Il miglioramento della qualità della vita genera la possibilità di lavorare meglio

«Siamo convinti che se una persona è serena e sta bene nel privato, potrà essere più performante anche davanti al computer - spiega Bassel Bakdounes, titolare di Velvet Media -. Il miglioramento della qualità della vita genera la possibilità di lavorare meglio. Contiamo di migliorare la produttività togliendo costrizioni frutto di un retaggio culturale anacronistico, legate alla presenza in un ufficio o al numero di giorni e ore lavorate, e dando invece massima libertà e fiducia alle persone».


Lavoro, settimana corta

Si incontrano le esigenze dell'impresa e dei lavoratori, con benefici per l'una e per gli altri


La sperimentazione sarà portata avanti per alcuni mesi, fino all'estate, per valutare se una decisione di questo genere sarà valorizzata dalla responsabilità degli occupati, molti dei quali sono giovanissimi. Per agevolare ulteriormente il processo, in questo periodo gli uffici potranno essere utilizzati anche in orari particolari, come prima dell'alba o a notte inoltrata, e le chiavi sono in possesso già di una trentina di dipendenti. Allo stato attuale, nella Marca, non risultano molti altri casi di applicazione della settimana cortissima come quella programmata dal parrucchiere trevigiano. Soprattutto per quanto riguarda le imprese manifatturiere di maggiori dimensioni. «Magari per alcune aziende può avere una logica, per altre no, ad esempio per chi ha impianti a ciclo continuo - sottolinea Leopoldo Destro, presidente di Assindustria Venetocentro -. Per questo non può esistere una regola unica. Però può essere un esempio di come andare verso un quel welfare sociale e personale, in una logica di maggiore flessibilità, per cui, con un accordo, si incontrano le esigenze dell'impresa e dei lavoratori, con benefici per l'una e per gli altri».


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Anche Oscar Bernardi, numero uno di Confartigianato Marca Trevigiana, sottolinea come questa articolazione del lavoro, per organizzazione interna e necessità della clientela, sia applicabile in prevalenza da alcune categorie, in particolare, appunto, i servizi alla persona. «Potrebbe però riguardare un cambiamento, anche dal punto di vista culturale, più a medio lungo- termine, previo un accordo generale. Oggi molte nostre imprese fanno fatica a smaltire le commesse, anche a causa della carenza di personale, in Veneto si stima manchino 50mila addetti e devono ricorrere agli straordinari: per questo, al momento, la proposta che avanziamo al governo, è di detassare lo straordinario. Le aziende potrebbero sostenere minori oneri, ma anche i lavoratori eviterebbero di sforare gli scaglioni delle imposte sul reddito».

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Nessuna preclusione neppure da parte del sindacato: «Potrebbe essere una risposta nella giusta direzione - nota Mauro Visentin, segretario generale della Cgil Treviso -. Penso ad esempio al contenimento dei consumi energetici, ma anche alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Naturalmente, va discussa e deve essere frutto di una contrattazione, altrimenti, per paradosso, rischiamo quello che sta avvenendo, in senso contrario, a tanti altri lavoratori, costretti ad orari sempre più spezzettati e insostenibili».

 

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Il Gazzettino