«Atu voja de lavorar?». I Pioppi cercano personale, spunta l'annuncio in dialetto con il volto del titolare

«Atu voja de lavorar?» I Pioppi cercano personale, con ironia
NERVESA - Bruno Ferrin, titolare ottantacinquenne de “I pioppi”, paradiso immerso nel verde sul Montello, a Nervesa, ci ha messo il suo dialetto, il suo senso...

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NERVESA - Bruno Ferrin, titolare ottantacinquenne de “I pioppi”, paradiso immerso nel verde sul Montello, a Nervesa, ci ha messo il suo dialetto, il suo senso dell’umorismo, la sua veracità, il suo sorriso. Soprattutto, come sempre, la faccia. Ne è nato un volantino che, pubblicato sul web, non sono ha riscosso un successo incredibile, a suon di condivisioni e di like, ma sottolinea, fra il serio e il faceto, un problema già evidenziato da altri ristoratori della zona Montelliana: la difficoltà che si incontra nella ricerca di personale disposto a lavorare con impegno nel settore della ristorazione. Rinunciando, in questo caso, ad avere il week end libero, dato che i Pioppi sono aperti proprio nel fine settimana.


L’ANNUNCIO
“Atu voja de lavorar? - recita il volantino - Bruno te speta! Posisioni verte: cogo (cuoco), camerier, barista”. A dirlo è Bruno, con addosso la tuta da officina rigorosamente firmata “Bruno Ai pioppi” e il cappellino. «Si è trattato di un modo scherzoso per attirare l’attenzione - spiega il nipote di Bruno, Francesco Celante- e, a giudicare dalle reazioni sul web, ci siamo riusciti. Vediamo se si fa avanti qualcuno». Insomma, la scelta de I Pioppi ricorda da vicino quella effettuata dal Grappolo d’oro di Montebelluna, ricorso a un volantino che annunciava (in modo ironico) la possibilità di avere la pizza gratis scegliendo di andare a lavorare in pizzeria. «Ai Pioppi abbiamo uno staff collaudato - continua Francesco - ma ogni anno qualcuno ci lascia e, in qualche occasione, il numero di chi se ne va è un po’ più alto. Siccome, alla luce dell’esperienza dell’anno scorso, il personale ci serve, non vogliamo correre rischi e abbiamo optato per il volantino. Abbiamo scelto il dialetto perché Bruno parla dialetto e perché se avessimo scritto un testo formale nessuno lo avrebbe degnato di uno sguardo». Nel testo c’è anche un esplicito riferimento al lavoro e alla voglia di lavorare. E in molti, sul web, hanno evidenziato come questo sia il tasto dolente di molti giovani, e non solo, d’oggi. «La nostra intenzione, in realtà, non era quella di criticare nessuno, assolutamente. Volevamo solamente strappare un sorriso e dire semplicemente che noi aspettiamo a braccia aperte chiunque sia volenteroso».


IL PARCO


Intanto, procedono i lavori verso l’apertura. «Il nonno sta lavorando a una nuova giostra -continua il nipote- si tratta di una serie di seggiolini che si muovono grazie alla pedalata di altri. Noi apriamo a fine marzo e speriamo di poter proporre anche la nuovo giostra». Sui numeri dell’anno scorso è difficile effettuare stime precise. «È arrivata moltissima gente. Molti però si fermano al parco, senza arrivare in osteria. Quindi non abbiamo conteggi». Il parco è stato ideato nel 1969 da Bruno Ferrin, affiancato dalla moglie Marisa, ed è caratterizzato da giostre, da lui realizzate, tutte gratuite, che funzionano senza elettricità, sfruttando le leggi fisiche. Un valore aggiunto non da poco in tempi di caro bollette.

 

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Il Gazzettino