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ROVIGO - «Segnali preoccupanti per l’economia polesana: bisogna intervenire subito. Almeno 150 persone che lavoravano con contratti di somministrazione, alla scadenza non sono stati rinnovati»: a lanciare l’allarme sono i segretari di Cgil, Cisl e Uil Pieralberto Colombo, Samuel Scavazzin e Gino Gregnanin, che alla luce dei dati congiunturali, chiedono interventi rapidi e concertati per evitare un autunno di dolore, non nascondendo le proprie preoccupazioni per le difficoltà cui potrebbe andare incontro il Polesine nel prossimo futuro. Un futuro, spiegano, che rischia di avere un finale già scritto. «Sono i lavoratori precari a pagare il prezzo più alto delle difficoltà delle aziende manifatturiere che cominciano a dare segnali di rallentamento. Se cresce il lavoro povero, mentre cala, come dicono le previsioni per l’ultimo trimestre dell’anno, l’occupazione di qualità, l’allarme è ancora più forte».
BASSI SALARI
Secondo i dati dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato, la media giornaliera lorda della retribuzione in Veneto è 92,05 euro e nel Mezzogiorno 74,61 euro. E Rovigo, ultima a livello regionale con 82,43 euro, è più vicina al valore medio del Sud.
CALO PRODUTTIVO
Il Polesine, secondo i dati relativi alla congiuntura economica trimestrale regionale diffusi nei giorni scorsi da Unioncamere Veneto, «al 31 marzo, si registra una produzione in contrazione del 4,6% rispetto all’anno precedente, con il fatturato totale in diminuzione del 2,7%. Gli ordini interni registrano un meno 3,6% tendenziale mentre per quelli esteri la contrazione è più contenuta, al meno 1%». Secondo i tre sindacalisti, «è necessario accelerare, e non lo diciamo da oggi, sul fronte della coprogettazione e delle progettualità finalizzate allo sviluppo del territorio. A cominciare dalle opportunità che già potrebbero essere in campo, come la tanto agognata Zls, cui manca però ancora un pezzo, ma anche da tutti quegli ambiti e strumenti di finanziamento che però richiedono un’idea di sviluppo del territorio e delle sue vocazioni. È importante puntare a essere attrattivi rispetto alle attività che potrebbero insediarsi sul territorio e promuovere rapidamente un’analisi del mercato del lavoro locale anche per capire come agire anche nei confronti di chi potrebbe nei prossimi mesi perdere il lavoro, programmando istruzione e formazione adeguata che possa da un lato riqualificare le persone, dall’altro diventare uno strumento attrattivo per le imprese che vogliano insediarsi nel nostro territorio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino