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PORDENONE - L’emergenza Covid, alla quale è legata la nuova modalità di lavoro, lo smart working, non ha fermato il fenomeno del mobbing, “forma di molestia psicologica esercitata sul personale delle aziende, consistente nell’impedirgli di lavorare o nel porgli insopportabili costrizioni nello svolgimento del lavoro”, come lo descrive il dizionario Treccani. Ne ha cambiato solamente le modalità, adattandole alla nuova forma di lavoro. Ad esserne colpite sono soprattutto le donne, costrette a sopportare vessazini capaci di rendere la vita lavorativa, e non solo, un inferno. Una fotografia di quanto è accaduto su questro fronte l’ha scattata il Punto di ascolto antimobbing della Cisl di Pordenone, presente sul territorio da oltre 15 anni e finanziato dalla Regione (partner i Comuni di Porcia e Pordenone).
I NUMERI
Nel 2021, anno in cui si sono vissute maggiormente tutte le limitazioni legate alla pandemia, sono state 118 le persone che hanno chiesto aiuto al Punto d’ascolto antimobbing, 83 delle quali erano donne e 35 uomini (27 nel settore sanitario, 12 nei supermercati, 34 nell’industria e 11 a scuola).
LE FORME
A spiegare le nuove forme di mobbing sono Luciana Fabbro della Cisl, responsabile del Punto d’ascolto, e l’avvocato dello stesso Teresa Dennetta. Dopo il primo periodo di smarrimento, di è fatto ricorso a diverse modalità di lavoro e quindi il mobbing si è adattato, così che le forme di vessazione si sono spostate dall’azienda alla piattafornama, a quel mondo virtuale dove molte lavoratrici e lavoratori sono stati costretti a operare. E sono stati sottoposti a controlli continui da parte datoriale, a un eccessivo carico di lavoro; è stato loro negato il diritto alla disconessione con continue pretese di giustificazione di ogni momento della giornata. Sono state soprattutto queste le tipologie di mobbing segnalate al Punto d’ascolto Cisl. Non bisogna dimenticare l’utilizzo improprio della Cassa integrazione - covid, che veniva concessa o meno ai lavoratori discrezionalmente, con lo scopo di colpire persone non gradite all’azienda. Inoltre diverse richieste di lavoro agile presentate da madri lavoratrici sono state ostacolate finchè non è intervenuta la normativa.
LA DISCRIMINAZIONE
La pandemia ha messo in evidenza le discriminazini di genere, come svelato dai casi di lavoratrici madri che al loro rientro dalla maternità non hanno più trovato la loro postazione di lavoro e sono state costrette a dimettersi. E sono stati segnalati anche diversi casi di molestie sessuali in una grande realtà industriale.
Il Pda si trova a Porcia in via delle Risorgive 3 (0434-1852064 o 334 8405401) ed è aperto dal lunedì al giovedì dalle 14 ale 18.30, il venerdì dalle 8.30 alle 12.30. Il servizio è gratuito nella completa tutela della privacy.
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Il Gazzettino