Lavoro e giovani, la suora operaia: «Vanno garantiti stipendi più dignitosi»

Suor Francesca Fiorese
MARENO DI PIAVE - «La pandemia ha segnato tutti noi. Il lavoro a distanza, l'isolamento, hanno lasciato un solco pesante specialmente nei giovani e, ora serve un dialogo...

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MARENO DI PIAVE - «La pandemia ha segnato tutti noi. Il lavoro a distanza, l'isolamento, hanno lasciato un solco pesante specialmente nei giovani e, ora serve un dialogo maggiore tra gli imprenditori che offrono lavoro e i giovani, che vogliono accedere a un impiego dignitoso che li realizzi ma che tenga anche conto delle loro esigenze». Una riflessione lucida e accorata quella offerta da suor Francesca Fiorese, la suora operaia direttore dell'Ufficio pastorale della Diocesi di Padova ospite ieri a Mareno al Consiglio generale della Cisl Fnp. Un intervento accorato quello della religiosa pronunciato senza retorica e senza fronzoli che ha calamitato l'attenzione dei presenti.


L'ANALISI
Suor Fiorese ha fatto un'approfondita analisi di un mondo «teso all'accumulo spasmodico di risorse, che spesso dimentica di dialogare. L'unica via di uscita da una crisi che non riesce a mettere insieme mondo domanda e offerta è la fraternità, sentimento e condizioni per stemperare le tensioni sociali». «Non possiamo vivere in una società dove vige la metafora delle briciole del ricco Epulone: c'è chi continua ad arricchirsi a scapito delle fasce più deboli alle quali non resta che accontentarsi di quanto lasciato da più ricchi» ha sottolineato la religiosa non lesinando critiche al sistema economico in cui viviamo. «Un mondo che lascia tempo solo allo spreco e all'accumulo, togliendo il piacere di fare il proprio lavoro con dignità». Suor Fiorese ha voluto anche citare papa Francesco, con l'espressione: «Anziani sognate, e voi giovani realizzate i loro sogni».


LA CORSIA DEL DIALOGO


Serve una corsia di dialogo che oggi manca - ha rimarcato la diettrice dell'ufficio pastorale -, tra le imprese che cercano forza lavoro e i giovani che vogliono costruirsi un futuro e aspirano a vivere in pace e serenità. «Oggi i datori di lavoro si lamentano dell'eccessivo costo del personale che assumono (dovuto anche al Reddito di Cittadinanza), dell'eccessiva burocrazia. Al contrario, i giovani lamentano paghe risicate, talvolta al limite dello sfruttamento». Cosa va fatto per ovviare a questa situazione? «Credo che il Reddito di Cittadinanza non sia per niente educativo e tolga la dignità a chi veramente sta cercando un lavoro. Il lavoro come ha detto anche il Santo Padre, restituisce quella dignità che serve ad affievolire le tensioni sociali che si stanno creando. Manca una cultura del lavoro manuale. Bisogna tornare a capire che il lavoro dev'essere un modo creativo di concepire la vita e non un solo modo per portare a casa uno stipendio». Non è mancata una considerazione sulla questione dell'ormai cronica denuncia da parte delle imprese - anche del territorio - delle difficoltà nel reperimento di risorse umane. «Il lavoro identifica chi sono - ha detto suor Francesca -, va valutato dal punto di vista economico e culturale ed è evidente che in questa fase storica abbia diminuito il suo valore. Il lavoro per l'azienda è un costo e per il lavoratore è fatica. La pandemia ha esasperato il senso della preziosità del tempo delle persone che scelgono se darlo o meno alle imprese. Il costo del lavoro a carico delle imprese è enorme e non più accettabile: il lavoratore ha uno stipendio basso - e un lavoratore insoddisfatto, pur nella legalità del contratto, non può lavorare bene - ma all'impresa costa il doppio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino