Lavoro nei campi, 10mila in fuga e migliaia di aziende rimaste senza personale

Il lavoro nei campi in difficoltà a causa della mancanza di personale
VENEZIA - Carenza di personale nei campi. Non solo nelle cantine, ma anche in tutte le aziende agricole del Veneto Orientale continuano a mancare gli operai. Non bastava il...

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VENEZIA - Carenza di personale nei campi. Non solo nelle cantine, ma anche in tutte le aziende agricole del Veneto Orientale continuano a mancare gli operai. Non bastava il problema legato la crollo dei consumi e all’aumento dei costi di produzione, a complicare la situazione c’è anche la carenza di personale. Un problema che solo tra il Sandonatese e il Portogruarese sta riguardando, seppur in modo diverso, le 5 mila aziende presenti, tra attività a conduzione famigliare e attività più grandi. In totale, secondo le stime delle principali associazioni di categoria, oltre diecimila lavoratori molti dei quali oggi però mancano all’appello. E in questo modo a rimetterci è l’attività di produzione, che rischia di procedere a rilento anche per l’assenza di manodopera. Anche perché fino a un paio di anni fa l’assenza degli operai italiani veniva a fronteggiata con l’impiego di lavoratori stranieri, oggi anche loro assenti per effetto dei vincoli imposti dalle restrizioni anti covid sugli spostamenti internazionali.

LE DIFFICOLTA’
«E’ una situazione complessa – ammette Andrea Colla, presidente Coldiretti Venezia – tutto il comparto agricolo sta vivendo un momento di difficoltà legato alla partenza rallentata della stagione turistica che si traduce in una contrazione nei consumi. E’ un calo generalizzato, che va dal settore vitivinicolo alle produzioni ortofrutticole. In più ora c’è anche il problema della carenza di manodopera». Ad emergere, dunque, è un quadro sconfortante per l’interno comparto agricolo nel quale ogni tipo di programmazione diventa difficile. «Se fino a un paio di anni fa – prosegue il presidente di Coldiretti – c’erano gli operai stranieri che permettevano di colmare l’assenza degli operai, oggi non è più così. I limiti sugli spostamenti internazionali imposti negli ultimi mesi dalle misure di contenimento del covid, hanno impedito spostamenti tra paesi stranieri: è una situazione che si è verificata lo scorso anno e purtroppo anche quest’anno. Oltretutto con una beffa per le aziende, quella di dover garantire la contribuzione al dipendente anche durante i giorni della quarantena, ovvero a quel periodo di isolamento di 5, 10 o 14 giorni che una persona straniera doveva fare, o deve ancora fare in alcuni casi, una volta tornata in Italia».

FUGA DALLA CAMPAGNA
Ma a pesare, nella fuga dalle campagne, c’à anche la considerazione di un lavoro ritenuto poco remunerativo. Eppure ci sono stipendi ben superiori ai mille euro al mese (ne riuferiamo a pagina 4 del fascicolo nazionale). «E’ la visione che hanno molti giovani – prosegue il presidente di Coldiretti – ignorando che invece le retribuzioni sono buone e che per fare certi lavori comunque serve una specifica professionalità. Senza polemica aggiungo che in molti preferiscono fare a meno di lavorare per effetto del reddito di cittadinanza e dei vari bonus: a fronte di un’entrata, seppur minima, di si preferisce non lavorare. Per noi è fondamentale rimettere in moto il mercato del lavoro, non solo per le nostre aziende ma per tutto il sistema economico. Qualche primo timido segnale c’è stato, soprattutto da parte dei giovani, occorre insistere per dare una nuova visione del lavoro in campagna». 


In questo senso un aiuto può arrivare dagli strumenti di retribuzione, almeno per i lavoratori stagionali, ripristinando il sistema dei voucher come chiede Paolo Quaggio, presidente di Cia Venezia: «Rappresentavano uno strumento davvero flessibile – spiega – pensato appositamente per l’agricoltura ma poi tolto perché abusato da altri, tanto che in agricoltura l’uso dei voucher rappresentava appena il 2% del totale. Oggi si fa un’enorme difficoltà ad assumere, ci sono strumenti complicati mentre ripristinare i voucher permetterebbe di dare delle risposte almeno nel clou della stagione, con l’assunzione degli studenti». 
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Il Gazzettino