Treviso. Lavori che scompaiono: «Mestieri faticosi ma è un errore snobbarli». Il panettiere: «Poco appeal sui giovani»

Treviso. Lavori che scompaiono
TREVISO - Paesi ormai senza più botteghe, i mestieri di una volta stanno lentamente scomparendo. Non si tratta di una questione esclusivamente economica: risulta sempre...

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TREVISO - Paesi ormai senza più botteghe, i mestieri di una volta stanno lentamente scomparendo. Non si tratta di una questione esclusivamente economica: risulta sempre più difficile trovare qualcuno fuori dall’ambiente familiare che voglia rilevare e continuare le piccole attività. Fare il fruttivendolo, il panetterie o il salumiere, non esercita appeal sui giovani. Con la conseguente decisione obbligata delle attività di chiudere i battenti. 


LA TESTIMONIANZA
«Fare il fornaio è un mestiere che nell’inconscio collettivo è sinonimo di sacrificio e quindi non riscontra popolarità fra i giovani di oggi - afferma Tiziano Bosco referente dei panettieri per l’Ascom - In realtà il mio è un mestiere che si può impostare in maniera diversa, non è per forza necessario lavorare la notte per fare il pane. In ogni caso per fare un’attività del genere c’è bisogno di un grande investimento economico per comprare i macchinari, ma non nascondo che il mio è un mestiere che per intraprendere devi avere tanta passione e dedizione. Questa passione, che è assente nei giovani, va coltivata fin da quando si è bambini e ciò purtroppo non succede. Se vivi in una famiglia di fornai invece è normale continuare l’attività di famiglia perché questo mestiere ce l’hai nel sangue». Probabilmente ciò dipende dal cambiamento, dall’incomprensione fra due generazioni che stanno su due lunghezze d’onda diverse, comportando un’inevitabile cesura fra vecchio e nuovo. «Quando ero giovane si sentiva una necessità di trovare lavoro per migliorarsi economicamente. Sognavamo di comprare la macchina nuova, la casa. Insomma, programmarsi un futuro fin da quando si era giovani, ma ciò comportava un necessario sacrificio- afferma sempre Bosco- Oggi probabilmente per i giovani non è indispensabile comprarsi la macchina nuova o separarsi dal nucleo familiare, forse proprio per l’impossibilità di programmare con certezza un futuro, per la nuova generazione è meglio vivere alla giornata con meno stress e più tempo libero».


QUESTIONE ECONOMICA


Non è solo una questione generazionale: certo sono mestieri per cui si deve nutrire un po’ di passione e che deve venire spontaneo, ma il mero aspetto non è assolutamente da sottovalutare. «Ho continuato l’attività nonostante fossi in pensione, versando oltre 6mila euro allo Stato che vedrò solamente nel 2026 - ha detto Ketti Zanatta, proprietaria di un’ex edicola a Villorba - Ho provato a fare di tutto, con tutte le mie forze, pur di mantenere in vita un’edicola che per me rappresenta un’isola felice. Nemmeno un’anima per un anno e mezzo si è proposto di comprarla». «Più di 100 attività alimentari sono state chiuse a Treviso nell’ultimo anno, fra cui soprattutto macellerie- afferma Carlo Chizzali, proprietario di una ex salumeria sulla Pontebbana-. Non è solamente una questione di sbarcare il lunario ed accontentarsi, bisogna anche fare i conti. Non conviene economicamente: investi e non hai un ritorno economico, per esempio la contabilità è triplicata negli ultimi anni».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino