Attori, ballerini e musicisti con i loro tecnici chiedono di tornare a lavorare: «Istituzioni sorde»

Attori, ballerini e musicisti con i loro tecnici chiedono di tornare a lavorare: «Istituzioni sorde»
UDINE Nella Grecia antica c’era un termine unico, téchne, con cui comprendere l’intero mondo dell’arte, attori, danzatori, musicisti, tecnici di scena,...

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UDINE Nella Grecia antica c’era un termine unico, téchne, con cui comprendere l’intero mondo dell’arte, attori, danzatori, musicisti, tecnici di scena, scenografi, maestranze varie. Ebbene tutta questa filiera, la tèchne, si è riunita oggi, sabato 13 giugno,  a Udine in una piazza XX Settembre gremita per chiedere un tavolo di lavoro con le istituzioni, non solo per esporre problematiche, ma soprattutto per proporre soluzioni.




 Dietro uno spettacolo dal vivo si muove un universo fatto di moltissime figure professionali, tutte ingranaggi della stessa macchina, che insieme contribuiscono al prodotto finito, e che non possono esistere l’una senza l’altra. Professionalità con peculiari specificità che non trovano riconoscimento in altrettante specifiche tutele quali contratti lavoro nazionali, albi professionali, azioni di sostegno da parte dello Stato. In due ora fitte di interventi, le varie categorie di questo comparto hanno esposto le loro istanze, tutte concordi sul fatto che l’attuale emergenza Coronavirus ha evidenziato esponenzialmente lacune già esistenti in questo settore.



Klaus Martini, rappresentante regionale di Attrici e Attori Uniti, ha sottolineato come “sia assordante il silenzio delle istituzioni su questo settore, rimasto senza lavoro e completamente dimenticato da inizio lockdown, mentre la ripresa si annuncia difficilissima in applicazione delle restrizioni; l’apparato legislativo non è adeguato alle numerose specificità della nostra categoria, evidente anche dalla insufficienza delle tutele dei decreti emergenza; c’è dunque bisogno di una riforma della legge sullo spettacolo, di certezze sul cumulo dei versamenti pensionistici, di un reddito di continuità per i periodi di non occupazione come già accade nel modello francese”.

A tale modello fa riferimento anche Marta Bevilacqua, coreografa di Arearèa, e rappresentante del movimento Lavoratori della Danza, e invisibili si sentono anche tutte le maestranze del back-stage, qui rappresentate da Francesco Rodaro, titolare del Service Music Team, da Sefano Bragaglio, tecnico freelance, da Carlo Visentini e altri ancora. "Va salvato il mondo della cultura che – sottolinea Claudio De Maglio, direttore dell’Accademia Nico Pepe - non va relegata nel superfluo, bensì ha un valore terapeutico, etico, sociale importantissimo”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino