Produzione latte: altalena dei prezzi e concorrenza mettono in ginocchio le aziende. «Così è impossibile programmare»

Il presidente degli allevatori: «La zootecnia è il settore in cui ci sono i guadagni più bassi. I giovani sono sempre più lontani»

Produzione latte: altalena dei prezzi e concorrenza mettono in ginocchio le aziende. «Così è impossibile programmare»
Non è solo colpa del prezzo del latte, anche se il continuo saliscendi non consente certo di programmare con serenità e tranquillità un piano economico di una...

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Non è solo colpa del prezzo del latte, anche se il continuo saliscendi non consente certo di programmare con serenità e tranquillità un piano economico di una azienda. Ci sono senza dubbio anche altre cause, ma è evidente una cosa: le aziende zootecniche della Regione che producono latte sono sempre sull’altalena e per i titolari diventa ogni giorno più complicato guardare al futuro con serenità. Del resto se una volta fatto cento la torta da dividere era 33 per cento per l’allevatore, 33 per cento per chi trasforma il latte e 33 per cento per la grande distribuzione che lo vende, oggi a fare la parte del leone è solo la grande distribuzione. Il perchè è spiegato con due numeri secchi: al produttore vanno dal 48 ai 50 centesimi al litro. Sugli scaffali il latte si vende da 1.40 a 2 euro al litro. Chi incassa meno tra gli anelli della filiera sono proprio i produttori. 


I problemi

«La colpa? Lo dico da tempo, della Germania che ogni anno rovescia - e il termine è quello giusto - il latte in sovrapposizione in Italia e abbassa il prezzo lasciando tutti noi in braghe di tela». Ha le idee chiare Terenzio Borga, presidente dell’Associazione produttori latte del Veneto che ha associati anche in Friuli . «In questo momento le cose vanno un po’ meglio - spiega - perchè siamo a 52, 53 centesimi al litro, ma già sappiamo che a luglio, agosto e settembre scenderà. Con alcune grandi aziende sono già stati fatti i contratti in calando, per questo lo sappiamo. Ma nonostante il prezzo venga calato a noi, il latte nello scaffale non cala di valore e così anche i latticini. E sia chiaro, neppure chi trasforma la materia prima viene pagato di più, quindi - trae le conclusioni Braga - gli interessi sono solo per la grande distribuzione. La morale? Diverse stalle chiuderanno, non ci sono dubbi, anche perchè chi ha fatto investimenti e deve pagare mutui si è ritrovato con cifre superiori anche di 4 - 5 volte. Cosa deve fare?»

I giovani

Renzo Livoni, presidente regionale degli allevatori del Friuli Venezia Giulia, fa anche un’altra analisi per evidenziare le sofferenze che in questo momento il settore deve affrontare. «Intanto partiamo da una considerazione - spiega - che riguarda alcune cooperative regionali, quelle più piccole, che stanno ancora cercando di recuperare i soldi spesi per l’aumento dei costi energetici. Ovviamente fanno fatica a stare dietro ai colossi che ci sono nel settore. Per quanto riguarda le aziende zootecniche ricordiamo che sono quelle che guadagnano meno rispetto a tutte le altre, penso a maiali e polli e poi ci sono da aggiungere altre questioni come l’aumento dei costi delle materie prime. È ovvio - spiega Livoni - che non sono molti i giovani che si fanno avanti a queste condizioni e l’aumento dei tassi di interesse sta scoraggiando anche gli investimenti. Infine - conclude - chi aveva in piedi mutui a tasso variabile ha preso una tuonata che ricorderà per diverso tempo. Ultimo aspetto anche le banche fanno sempre più fatica ad aprire linee di credito. Tutti deterrenti per chi vuole iniziare e tutti acceleranti per chi invece aveva una mezza idea di smettere».

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I numeri

In regione, le aziende agricole attive nella nella produzione di latte sono circa milleseicento. La consistenza delle vacche da latte in allevamento è di circa 43.000 capi e la quota latte regionale pari a circa 254.000 tonnellate, anche se i numeri possono essere variabili. In ogni caso questo è il dato medio. Il settore contribuisce a più del 10% della produzione agricola regionale. La struttura aziendale si caratterizza per una dimensione medio-piccola: circa 800 aziende, pari a quasi il 50% del numero totale, hanno una dimensione compresa tra 20 e 30 ettari, con un numero di capi bovini per azienda tra 25 e 65. Negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva riduzione del valore aggiunto per gli allevatori, con un prezzo del latte fresco al produttore in calo e costi di produzione in aumento.

 

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Il Gazzettino