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MESTRE Troppo presto per lanciare delle accuse, ma se i responsabili dovessero essere degli studenti della scuola quantomeno avrebbero dimostrato di aver imparato abbastanza bene l'uso del latino. Peccato che l'abbiano utilizzato per tradurre frasi sessiste e blasfeme con cui imbrattare il liceo.
Ieri mattina, il personale del Morin all'apertura si è ritrovato uno spettacolo decisamente poco edificante. Qualcuno, con della vernice blu, aveva ricoperto di insulti e bestemmie l'ingresso della scuola, oltre alla riproduzione di organi genitali maschili e femminili, grande classico del graffito medio dell'adolescente con scarso talento per la street art.
Oltre alla vernice, i vandali hanno svuotato anche sacchi di calce davanti all'ingresso. Ieri, sul posto, sono arrivate le volanti della polizia di Stato per i rilievi. Si cercherà di capire, anche delle immagini dei sistemi di videosorveglianza, se qualche filmato possa aver incastrato gli autori. Difficile fare ipotesi in questo momento anche se quella più immediata è che si tratti di studenti o ex studenti, dello stesso liceo o di un'altra scuola. La didattica a distanza, evidentemente, genera anche questo tipo di noia. Un atteggiamento che, però, non può trovare alcun tipo di giustificazione.
IL PRECEDENTE
La scuola Morin, purtroppo, non è nuova a bravate di questo tipo. Nel 2019, infatti, se ne erano viste di tutti i colori tra porte sigillate, scritte sui muri, bici rubate. Scritte sempre, peraltro, davanti all'ingresso principale, come quella volta che comparve un ironico to hell (all'inferno) con freccia puntata verso la scuola. «Le prime le abbiamo cancellate, ma per le ultime non è stato possibile perché dovremmo tinteggiare le pareti - aveva spiegato all'epoca la dirigente scolastica del Morin, Aurora Zanon -. Decideremo cosa fare insieme alla Città metropolitana. Il problema principale, però, è che continuano a sparire le biciclette. I raid sono continui e continuiamo a presentare denuncia ai carabinieri ai quali abbiamo fornito anche le immagini delle telecamere».
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