Verona. La studentessa alla ministra: «Penso di lasciare l'università. Il lavoro per pagare l'affitto non mi permette di seguire le lezioni»

VERONA - La presidente del consiglio degli studenti Francesca Flori, rivolgendosi alla ministra Anna Maria Bernini, oggi 19 maggio a Verona, ha raccontato la propria vicenda...

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VERONA - La presidente del consiglio degli studenti Francesca Flori, rivolgendosi alla ministra Anna Maria Bernini, oggi 19 maggio a Verona, ha raccontato la propria vicenda concludendo dicendo di «voler abbandonare gli studi» perchè il lavoro che la impegna per pagarsi l'affitto non le consente di aver altro tempo per seguire le lezioni. «Ho 22 anni, vengo da Frosinone - ha detto Flori -. Ho scelto di trasferirmi a Verona per continuare il mio percorso di studi. Speravo di trovare qui delle opportunità migliori. Dopo 2 mesi a cercare casa, ho finalmente trovato una stanza: 400 euro, utenze escluse. Per pagarla, ho cercato lavoro. Barista serale: 7 euro l'ora, senza contratto. Non era abbastanza. Ho cercato un full time, e rinunciato a seguire le lezioni. I ritmi sono diventati insostenibili, studiare: impossibile. Penso di abbandonare gli studi».

La studentessa sottolinea che «per pagarsi gli studi, gran parte di noi deve affidarsi ad esperienze lavorative di sfruttamento, che non garantiscono contratti regolari e tutele. In media uno studente spende 11.000 euro l'anno: un lusso che solo pochi possono permettersi. Meno del 5% degli studenti ha la fortuna di abitare in uno studentato pubblico». Per Florio «la consegna, anche attraverso i fondi del Pnrr, della residenzialità universitaria in mano ai privati è inaccettabile. Dimostra la mancata assunzione di responsabilità da parte del Governo. Non dobbiamo stupirci se quasi mezzo milione di studenti sceglie di abbandonare gli studi, confermandoci penultimo paese in Europa per numero di laureati. Non dobbiamo stupirci se altrettanti ogni anno decidono di lasciare l'Italia per formarsi altrove». «Ogni anno - osserva - un ricercatore su cinque lascia l'Italia per trovare all' estero quella dignità lavorativa, qui assente. Anche il percorso degli specializzandi è precario: subordinato alle carenze del Servizio Sanitario Nazionale. Al di fuori del nostro Paese, ricerca e specializzazione vengono riconosciute come lavori, mentre in Italia - conclude - queste non sono nemmeno garanzia per un mutuo».

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Il Gazzettino