Il ministro Lanzetta (Affari Regionali): «Una spia del malessere»

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VENEZIA - Il referendum online sull' indipendenza del Veneto, «la cui attendibilità è tutta da verificare, rappresenta comunque la spia di un malessere che ciclicamente si...

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VENEZIA - Il referendum online sull' indipendenza del Veneto, «la cui attendibilità è tutta da verificare, rappresenta comunque la spia di un malessere che ciclicamente si manifesta nella Regione e che si è senza dubbio acuito con la fase di crisi economica che il nostro Paese sta ancora attraversando». Lo afferma il neoministro per gli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta.




«Non va quindi sottovalutato in alcun modo il segnale di disagio emerso - prosegue il ministro - così come il sentimento di distanza dallo Stato centrale o le rivendicazioni indipendentiste che non vanno a mio parere trattati con scetticismo o indifferenza, soprattutto quando è possibile riscontrarne la sintonia con fenomeni analoghi che si stanno manifestando in altri Paesi europei».



«Penso che ad un disagio reale, al bisogno di riscatto e di attenzione da parte di cittadini e lavoratori, in Veneto come altrove - ragiona il ministro - non si possa e non si debba rispondere però con forme di demagogia e populismi che rischiano di riportarci indietro nel tempo e nella storia. La sfida per i nostri territori non può essere quella separatista ma quella di cogliere davvero le opportunità della nuova programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, senza ripetere gli errori del passato. E non si tratta solo di spendere tutti i finanziamenti, ma anche di migliorare la qualità della spesa con politiche, ad esempio, che aiutino i territori come quelli montani o di confine. Spero di vedere le Regioni sfidarsi in un federalismo virtuoso ma anche collaborare in un'ottica solidale per non lasciare nessuno indietro».



«La politica deve cominciare riformando se stessa - conclude Lanzetta - se vuole recuperare la credibilità e la fiducia dei cittadini. Occorre agire se non vogliamo che si scivoli nel ripiegamento e ci si abbandoni a sentimenti di frustrazione e risentimento che possono alimentare i populismi. Attuare le riforme in Italia perché si possa chiedere con più forza anche una maggiore incisività dell'azione in Europa, per una nuova fase di sviluppo del nostro Continente, che guardi soprattutto alle giovani generazioni».
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Il Gazzettino