Ritrovati gli oggetti di Mario Bertolin, il partigiano deportato nel lager

Ritrovati gli oggetti di Mario Bertolin, il partigiano deportato nel lager
CASARSA - Un cucchiaio, un coltellino, una cintura, un paio d'occhiali con una lente spezzata. Semplici oggetti legati alla quotidianità giunti ai giorni nostri e che...

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CASARSA - Un cucchiaio, un coltellino, una cintura, un paio d'occhiali con una lente spezzata. Semplici oggetti legati alla quotidianità giunti ai giorni nostri e che raccontano una storia di particolare intensità e dolore. Sono appartenuti a Mario Bertolin, partigiano casarsese morto nel 1945 nel campo di concentramento nazista di Mittelbau-Dora. Struttura situata nelle colline dell'Harz, a nordovest di Buchenwald, e a sud-ovest di Magdeburgo e dell'Elba, tra le cittadine di Ellrich e di Nordhausen. Qui venivamo costruite le terribili armi segrete V1 e V2, con le quali i nazisti contavano di capovolgere a loro favore la situazione militare.


LA STORIA RITROVATA

La vicenda di Bertolin e dei suoi effetti personali rinvenuti dall'appassionato e studioso di storia militare Piero Pastorello, sarà raccontata nel video che sarà trasmesso il 27 gennaio sulla pagina Facebook Eventi a Casarsa della Delizia, in occasione della Giorno della memoria. A ricevere in dono gli effetti personali è stato il Comune di Casarsa che ha deciso di ricordare la vicenda di Bertolin, per non dimenticare. Mario Bertolin era nato a Casarsa l'8 agosto 1922 e risulta morto poco più che ventenne il 27 maggio del 1945. La sua esistenza interrotta è riemersa grazie all'interesse di Pastorello che per caso si è imbattuto in alcuni cimeli appartenuti al casarsese, testimoni silenziosi dei suoi ultimi tragici mesi di vita. 


I CIMELI DONATI

Appena fatta la scoperta, Pastorello ha espresso subito la volontà di cedere gratuitamente al Comune questi cimeli, a condizione che essi siano custoditi e preservati a beneficio della cittadinanza e che siano oggetto di attività culturale divulgativa, condizioni che coincidono con gli intenti e le prerogative dell'Amministrazione, volti «al recupero, preservazione e divulgazione della cultura e della nostra memoria storica». La donazione è stata formalizzata nei giorni scorsi, alla presenza del sindaco Lavinia Clarotto e dell'assessore alle Politiche culturali, Fabio Cristante. La cerimonia, sobria ma particolarmente toccante, si è svolta nella sala di rappresentanza del palazzo municipale.


«Mario è tornato a casa, è nato una seconda volta» ha detto nell'occasione Pastorello. Come detto, la vicenda di Bertolin verrà ricordata il 27 gennaio attraverso un video. Oltre alla storia dell'imprenditore triestino Osiride Brovedani, sopravvissuto allo stesso campo di lavoro, interpretata da Fabiano Fantini, sarà raccontata quella di Mario. «Non è possibile non provare dolore nel vedere ciò che rimane di una persona in una scatola - ha detto l'assessore Cristante -. Era solo un ragazzo e aveva tutto il diritto di realizzare la sua vita in pienezza. Invece è morto lontano da casa. È nostro dovere fare storia e ricordarne le vittime. E se la dignità di ogni vita è valore universale la storia chiama anche noi a farci vicini, a non girare lo sguardo, a ritrovare quell'umanità che ci faccia sentire ancora il dolore allo stomaco per chi ha patito violenza e sopruso». Il video sarà per l'Amministrazione, e in particolare per l'Assessorato alle politiche culturali, una prima occasione di onorare l'impegno preso nei confronti di Pastorello e nei confronti della memoria di un concittadino. «La vicenda andrà certamente approfondita ed indagata - concludono dal municipio -. Il suo nome è indicato tra i nove partigiani e patrioti casarsesi caduti, accanto a Guidalberto Pasolini, Gino Menotti, Enrico Castellarin, Elio Morassutti, Severino Cossutta, sepolti nella tomba monumentale di Casarsa, di Cesare Francescutti giustiziato a Carbona, Costante, Borean tumulato a Dachau». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino