ROVIGO - Le razzie sacrileghe nei cimiteri sono, purtroppo, tristemente ricorrenti. Il cimitero di viale Oroboni non è stato indenne da ogni tipo di raid anche in...
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I furti nei cimiteri, così come gli atti vandalici, sono un fenomeno che si manifesta con inquietante frequenza. In tempi recenti si sono verificati anche nell’ambito di vere e proprie faide familiari, come massimo spregio e oltraggio. Ma il problema, emerso da Adria a Pontecchio, da Costa di Rovigo a Badia Polesine, da Arquà Polesine a Roverdicrè, è soprattutto quello delle razzie. Di fiori, con una maggiore ricorrenza nel periodo di ottobre e novembre, ma anche di vasi e ornamenti in rame, particolarmente appetiti dai cosiddetti “predoni di oro rosso”. Quello che è successo in questi giorni al cimitero di Rovigo, però, sembra essere, secondo quanto riferisce il fioraio che “presidia” l’ingresso, fuori dal normale, pur ammesso che compiere furti, grandi o piccoli che siano, in cimitero possa comunque essere considerato normale. E’ qualcosa che a suo avviso appare totalmente fuori controllo.
L’APPELLO
Anche per questo quindi spiega di aver deciso di lanciare un vero e proprio appello evidenziando lo scarso controllo all’interno del cimitero: «La speranza – spiega Nogaris - è che qualcuno questa volta si muova». Più di un suo cliente, infatti, per tre settimane si sarebbe visti rubare puntualmente i fiori portati alle tombe dei propri cari. Ceneselli ha vissuto un problema analogo tempo fa, quando fra l’ottobre 2013 ed il febbraio 2014 nottetempo erano stati compiuti vari raid all’interno del cimitero di via XXV Aprile. Per quei fatti due persone sono poi finite a processo e condannate in primo grado a 9 mesi a testa per il reato di offese alla religione dello Stato mediante vilipendio di cose. Decisiva fu, in quel caso, l’installazione di telecamere nascoste che avevano permesso di risalire ai colpevoli. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino