«Io, nascosto dietro a un albero mentre mia moglie moriva»

«Io, nascosto dietro a un albero mentre mia moglie moriva»
VERONA - «Avevo appena ricevuto la richiesta, da quel tavolo di italiani, di preparare una pasta speciale. Stavo tornando in cucina per prepararla quando ho sentito urla e...

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VERONA - «Avevo appena ricevuto la richiesta, da quel tavolo di italiani, di preparare una pasta speciale. Stavo tornando in cucina per prepararla quando ho sentito urla e spari e visto uno dei terroristi che si avvicinava al tavolo dei miei connazionali».


Jacopo Bioni, cuoco veronese di 34 anni, da sei mesi in Bangladesh è uno dei due italiani che venerdì sera è riuscito a salvarsi dal massacro all'Holey Artisan Bakery di Dacca. «Sono scappato insieme a Diego (Rossini, 42 anni un altro cuoco di origini argentine) e altri colleghi dal retro della cucina dove si trova una scala che va sul tetto». Hanno provato a bloccare la porta con un armadio ma i terroristi sono riusciti ugualmente a farsi largo.

«Hanno cominciato a sparare nella nostra direzione,- a lanciare granate e allora non abbiamo avuto scelta; ci siamo buttati giù dal tetto e abbiamo cominciato a correre e ci siamo sparpagliati in giro. Io sono stato ospitato da una famiglia bengalese musulmana, dopo che sono entrato in un condominio dove mi è stata aperta la loro porta e sono stato con loro al sicuro fino a ieri mattina. Mi hanno dato da mangiare, mi hanno fatto lavare, poi hanno sbarrato tutto e chiamato delle guardie e mi hanno ospitato per tutta la notte perché forse uno o due criminali erano scappati ed è per quello che non ho voluto e non mi hanno lasciato uscire prima».

L'IMPRENDITORE
Si è salvato ma ha perduto la moglie - Claudia D'Antona - l'imprenditore modenese Gianni Boschetti da 25 anni in Bangladesh da 25 anni. «Al momento dell'attacco mi ero allontanato per rispondere a una telefonata. Eravamo tre al mio tavolo, mentre altri sette italiani sedevano a poca distanza da noi. Resomi conto dell'irruzione nel locale del commando, ho trovato rifugio dietro un albero e poi - ha aggiunto - mi sono precipitato fuori». Dentro la moglie moriva.

 

Insieme ai familiari di altre vittime, è stato portato nell'ospea nord-ovest della capitale nell'ospedale militare dove 15 ore dopo l'assalto sono stati portati i sacchi con venti cadaveri, tra cui quello della sua Claudia. ««Ho visto cadaveri ridotti in condizioni pietose per i colpi ricevuti anche con armi da taglio. Ma quello di mia moglie no. Forse non ha sofferto. Forse è morta colpita da un unico proiettile che l'ha stroncata». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino