Per greci e latini la dea dell'abbondanza era una divinità a cui non si dedicavano molti templi. Bastava un sobrio ringraziamento per ogni bene che questa prosperosa...
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In questi giorni Nives e Romano sono in Nepal, al campo base per cercare di scalare, in rigoroso stile alpino senza ossigeno supplementare o portatori d'alta quota, montando e smontando ogni giorno il campo, quel colosso di 8.091 metri. Un'ascesa che coronerebbe un sogno: diventare la prima coppia, anche nella vita, a infilare tutte le perle dell'agognata collana di Ottomila. La scalata non sarà facile perché se è vero che l'Annapurna è uno degli Ottomila meno alti (è il decimo al mondo) ed è stato il primo a essere conquistato, rimane tra i più pericolosi. Per ben due volte ha già fatto capire di non gradire molto i tentativi degli alpinisti tarvisiani che, con estrema dignità, hanno ogni volta accettato il volere della Dea ritornando sui propri passi.
Nel 2006, quando si trovavano a circa 7000 metri lungo la via normale del versante nord, un enorme seracco sfiorò Nives e Romano, accompagnati dal caro amico Luca Vuerich: «Lo abbiamo visto staccarsi e un attimo dopo era sopra le nostre teste. Ci è andata bene, non vogliamo rischiare» aveva raccontato Nives dopo lo scampato pericolo. Un nuovo tentativo otto anni fa, nel 2009. Questa volta da sud. Grandi nevicate e una bronchite di Romano li spinse ad abbandonare ancora il progetto di guardare il mondo dall'alto dell'Annapurna.
Ora il terzo tentativo, ancora da nord. Al momento i contatti sono pochi e limitati alle cose essenziali. Nives e Romano, che si trovano al campo base, stanno cercando di estraniarsi dalla pressione che inevitabilmente si concentra su quella che potrebbe essere l'impresa. Stanno comunque bene e sono in tranquilla attesa del momento giusto per dare inizio alla scalata. L'unica in contatto con loro è Leila, sorella di Nives, come sempre pronta ad aggiornare la pagina del blog.
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Il Gazzettino