GORIZIA - I carabinieri hanno ricordato l’epica battaglia sulle pendici del Podgora, oggi Monte Calvario, per la difesa del Paese, a Gorizia; una battaglia nella quale...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Una corona di alloro in onore dei Caduti
Il comandante Interregionale dei carabinieri, prima di raggiungere il Monte Calvario, si è soffermato prima al Sacrario Militare di Oslavia dove ha deposto una corona di alloro in onore dei Caduti e poi al cimitero dove, alla presenza del sindaco, del parroco di Mossa e dei familiari del brigadiere Ferraro, vittima del dovere a Peteano, col comandante provinciale della Guardia di finanza, hanno deposto dei cuscini di fiori sulle tombe dei carabinieri e dei finanzieri caduti sul Podgora.
Il ricordo di un momento tra i più tragici
Durante la cerimonia sul Monte Calvario il generale Visone ha ringraziato tutti i presenti che hanno voluto essere vicini all’Arma nel momento in cui ricorda uno dei momenti più tragici della sua storia. Ha letto un messaggio inviato dal comandante generale dell’Arma, generale di corpo d’armata Tullio Del Sette, che ha ripercorso il drammatico periodo storico, ricordando in particolare la leggendaria battaglia e i suoi 206 morti.
A Piedimonte del Calvario
Il 19 luglio del 1915, la Battaglia del Podgora ha visto come protagonisti i Carabinieri Reali del 2º e 3º Battaglione del Reggimento Carabinieri Reali Mobilitato costituito nel maggio precedente con un organico di 65 ufficiali e 2500 tra sottufficiali e truppa. I miliari, provenienti da Cormons, sebbene ostacolati dal fuoco nemico, raggiunsero la quota 240 del monte Podgora, toponimo sloveno della località Piedimonte del Calvario.
I Carabinieri Reali
Secondo gli ordini, i Carabinieri Reali dovevano irrompere da un varco che le truppe della 2ª Armata avrebbero dovuto aprire sul fronte di Gorizia nel quadro della Seconda Battaglia dell’Isonzo, penetrandovi per primi e costituendo subito sbarramenti, posti di blocco, controlli e servizi vari. Il loro compito era di dare il cambio al 36º Reggimento Fanteria che già teneva la posizione con una forza di uomini quasi doppia rispetto ai carabinieri che costituivano i due battaglioni. Gli austroungarici dominavano nettamente la posizione con le loro artiglierie poste oltre l'Isonzo, sul San Gabriele, sul San Daniele e sul Monte Santo. Il 19 luglio l'attacco ebbe inizio alle 6.30. Contro i carabinieri si scatenò immediatamente un intenso fuoco nemico che rallentò, fino ad arrestare, l'avanzata.
L'attacco alla baionetta
Riorganizzati i superstiti, fu lanciato un nuovo attacco alla baionetta che portò i carabinieri a pochi metri dai reticolati nemici, in una piega del terreno. Ma l'azione costò cara e la posizione si rivelò assai precaria. Il Duca d’Aosta, comandante della 3^ Armata, consegnando le decorazioni al valore ai Carabinieri Reali della sua Armata, ricordò così quell’epica giornata: «Sul Podgora, nelle memorande giornate del luglio 1915, inquadrati in Reggimento, deste prova della più grande tenacia, rimanendo saldi e impavidi sotto la furibonda tempesta nemica di ferro e fuoco, decimati, ma non fiaccati». Per questo fatto d’arme furono concesse ai Carabinieri Reali 9 Medaglie d’Argento, 33 Medaglie di Bronzo e 13 Croci al Valor Militare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino