Kenneth Branagh su Assassinio a Venezia: «La città è la vera protagonista del film»

Il film nei cinema italiani dal 14 settembre

Ambientato nell'inquietante Venezia del secondo dopoguerra, alla...

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Ambientato nell'inquietante Venezia del secondo dopoguerra, alla vigilia di Ognissanti, Assassinio a Venezia è un terrificante mistero che vede il ritorno del celebre investigatore Hercule Poirot. Ormai in pensione e in esilio volontario nella città più affascinante del mondo, Poirot partecipa con riluttanza a una seduta spiritica in un palazzo decadente e spettrale. Quando uno degli ospiti viene assassinato, il detective si ritrova in un mondo sinistro di ombre e segreti. Il film è interpretato da Branagh nel ruolo del famoso detective Hercule Poirot insieme a un cast brillante che include Kyle Allen, Camille Cottin, Jamie Dornan, Tina Fey, Jude Hill, Ali Khan, Emma Laird, Kelly Reilly, Riccardo Scamarcio e Michelle Yeoh. La produttrice Judy Hofflund ha raccontato invece come sono andate effettivamente le riprese a Venezia: «Eravamo nervosi, ma alla fine non abbiamo avuto nessuna complicazione, perché c’era un'ottima troupe italiana che sapeva davvero cosa stava facendo. È una città così magica e ricordo di aver avuto una conversazione specifica con Kenneth, sull'utilizzo di un'inquadratura di una gondola che passava sotto il ponte, ed era splendida, era notte e il riflesso era bellissimo. Ma entrambi sapevamo che la gente ha visto forse un po' troppo film con queste inquadrature della città e non l’abbiamo inserita nel film». Era dunque tutta una questione di equilibrio: «Credo che abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra il far capire alla gente che eravamo davvero a Venezia e raccontarne una versione inedita di questa bellissima città, magica di notte, a volte inquietante, soprattutto in inverno. Volevamo dare loro qualcosa di un po' unico e fresco. Non credo che il nostro palazzo sia mai stato ripreso in un film prima d'ora. È stata una fortuna per noi». Non hanno avuto paura di portare Halloween a Venezia: «C’è una battuta del film che racconta come gli americani abbiano portato questa tradizione a Venezia, noi volevamo questa città per diversi motivi, perché il libro non è ambientato qui. Abbiamo girato tutto prima che arrivasse Natale e mettessero l’albero in Piazza San Marco, volevamo davvero ricreare quell’atmosfera che solo ottobre e novembre, i mesi autunnali, sanno restituire». È d’accordo con la frase cult di Tina Fey nel film: “Sono le storie spaventose che rendono la vita meno spaventosa”? «Si, mi è rimasta in testa. Raccontare questa storia spaventosa in questo periodo dell'anno, era importante per noi, e spero che gli spettatori siano interessati a sperimentare lo stesso al cinema». (Servizio a cura di Eva Carducci)
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Il Gazzettino