Jihad bianca, un pordenonese tra i leader dell'organizzazione

Jihad bianca, un pordenonese tra i leader dell'organizzazione
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PORDENONE - C'è un pordenonese tra i leader dell'organizzazione Unione forze identitarie (Ufi) indagati per l'ipotesi di associazione sovversiva. Il capo dell'organizzazione è un romano di cui non è stato diffuso il nome. È stato arrestato a Ciampino l'antivigilia di Natale dalla Digos di Roma, nell'ambito di un'operazione che portato a disporre misure cautelari (tre obblighi di dimora e un obbligo di presentazione alla polizia) per altri 4 componenti che avrebbero ruoli di spicco. Gli adepti dell'organizzazione fondata un anno fa sono sparsi in tutta Italia. Perquisizioni sono state fatte a Pordenone, Brindisi, Milano, Torino, Ferrara, Modena, Verona e Bologna recuperando libri inneggianti a Mussolini, una copia del Mein Kampf, sciabole, balestre e coltelli. Anche l'indagato del Pordenonese è stato sottoposto a misura.



IL GRUPPO
In una nota della questura di Roma si parla di una struttura «paramilitare suprematista, operativa su tutto il territorio nazionale e vicina al gruppo estremista e suprematista bianco Feuerkrieg Division, ramo della più nota Atomwaffen Division inserito dal Governo britannico nella lista dei gruppi terroristici». L'attività investigativa ha evidenziato una struttura sovversiva di «ultima generazione», operativa sul web attraverso una intensa opera di propaganda nazionalsocialista e razzista e nel mondo reale con basi logistiche secondo un modello definito di stay behind, ovvero segreto-paramilitare, in grado di operare nei casi di necessità. Secondo quanto emerso dalle indagini, l'opera di proselitismo mirava alla radicalizzazione del pensiero estremista di ragazzi, spesso minorenni fragili con situazioni di disagio, secondo processi tipici di contesti eversivi fondamentalisti. L'indottrinamento avveniva anche mediante l'esaltazione delle azioni terroristiche, definite come Jihad bianca e commesse da lupi solitari. L'organizzazione si ispirava ad Anders Behring Breiivik, Luca Traini, Brenton Tarrant, Stephan Balliet e John Earnest.

«Preoccupanti sono state anche le istruzioni che Ufi forniva ai suoi giovani sodali sul confezionamento di esplosivi o sulla fabbricazione artigianale di armi, anche con l'uso di sostanze chimiche facilmente reperibili sul mercato», scrive della Questura.
 

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Il Gazzettino