I bagnini di Jesolo: «Vietare l'accesso in mare quando sulla torretta c'è bandiera rossa»

I bagnini: «Interdire l’accesso al mare quando sulle torrette sventola bandiera rossa»
JESOLO - «Interdire l’accesso al mare quando sulle torrette sventola bandiera rossa». E’ la provocatoria proposta che arriva dall’associazione...

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JESOLO - «Interdire l’accesso al mare quando sulle torrette sventola bandiera rossa». E’ la provocatoria proposta che arriva dall’associazione nazionale assistenti bagnanti, dopo che domenica scorsa i bagnini di salvataggio sulla spiaggia di Jesolo hanno dovuto compiere decine di interventi. Nonostante il mare mosso, e la bandiera rossa regolarmente issata nella torrette per segnalare il pericolo, i turisti hanno continuato ugualmente a fare il bagno. In più di un’occasione però mettendo a rischio la loro vita e quella di chi è intervenuto a salvarli. Tanti, come detto, i salvataggi effettuati. A partire da quello avvenuto all’altezza della torretta numero 24, dove l’assistente ai bagnanti dopo aver richiamato alla mattina 4 persone, delle quali due bambini, entrate in acqua nonostante le onde, al pomeriggio è intervenuto per salvare quelle stesse persone che rischiavano di finire sotto il pontile o alla deriva. Simile l’intervento effettuato dai bagnini della torretta 28, che hanno recuperato una mamma e due ragazzini finiti sugli scogli. Stessa situazione alla torretta numero 5: qui gli assistenti ai bagnanti hanno recuperato una donna di 50 anni, per la quale è stato necessario il trasferimento in ospedale e utilizzando la moto d’acqua due 16enni che rischiavano di finire al largo.

«Domenica scorsa – spiega Guido Ballarin, presidente dell’associazione – in tutto il litorale ci sono stati tantissimi interventi. Il problema è sempre il solito: l’ospite arriva al mare per divertirsi e passare una giornata in tranquillità. Non c’è la percezione del pericolo e nonostante la bandiera rossa, che non è un divieto ma un segnale di pericolo, la gente continua ad entrare in mare. Eppure quando viene issata la bandiera rossa c’è sempre un motivo valido». Di fronte alle migliaia di turisti che entrano ugualmente in mare per un bagno, gli assistenti ai bagnati non fanno altro che il lavoro. «Cerchiamo di richiamarli – prosegue sempre Ballarin - li avvisiamo del pericolo ma il più delle volte siamo inascoltati se non addirittura derisi. Il risultato di tutto questo sono le decine di interventi di salvataggio che dobbiamo compiere, mettendo a rischio la nostra stessa vita o ferendoci tra gli scogli e i pontili». Ed è in questo contesto che viene lanciata una proposta destinata a far discutere: «Quando c’è mare mosso – prosegue il presidente dell’associazione – e c’è la bandiera rossa sulle torrette, l’ideale sarebbe interdire l’accesso all’acqua, dovrebbe essere data la possibilità di installare un nastro bianco e rosso per vietare l’ingresso in mare. In questo modo forse si eviterebbero situazioni potenzialmente rischiose per la vita di chi entra in acqua ma anche per chi deve intervenire in caso di emergenza». Altra questione che viene ribadita è quella di avere sempre il doppio bagnino in servizio su ogni torretta di salvataggio, mettendo fine a quanto accade fino ad oggi quando tra le 12.30 e le 15.30 sulle torrette rimane un unico addetto a rotazione per consentire la pausa pranzo.

«E’ una situazione abbastanza diffusa – conclude il presidente dell’associazione – anche se in alcuni stabilimenti sono più sensibili. Noi chiediamo di esser sempre in due, la presenza di un solo addetto può mettere lo stesso addetto in difficoltà. In due ci si aiuta e si affrontano meglio le situazioni rischiose, sia per i bagnanti che per gli assistenti. Domenica scorsa molti degli interventi sono avvenuti proprio dopo pranzo, uno dei momenti più critici sul quale la sorveglianza va potenziata. E in modo particolare in questo periodo della stagione di massima affluenza. E’ da tempo ormai che rilanciamo questa proposta, vale a dire rendere obbligatoria per legge la presenza dei due bagnini sulle torrette per tutto l’orario del servizio. Da Jesolo potrebbe partire un progetto pilota da sviluppare poi su scala nazionale, ci auguriamo di ricevere il sostegno del Comune e di tutte le altre istituzioni, quantomeno per avviare un confronto su questo tema». 

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Il Gazzettino