Travolge e uccide una donna, si difende così: «Temporanea incapacità di intendere»

il luogo dell'incidente
Finora di temporanea incapacità di intendere e volere si è sentito parlare per lo più nelle aule di tribunale nel corso di processi per gravi delitti, come...

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Finora di temporanea incapacità di intendere e volere si è sentito parlare per lo più nelle aule di tribunale nel corso di processi per gravi delitti, come “carta” giocata dalla difesa degli imputati: adesso però questa giustificazione entra prepotentemente anche nell'ambito dell'omicidio stradale, con conseguenze non indifferenti non solo sul piano penale, ma anche su quello civile per i familiari delle vittime e le loro istanze di giustizia.


Il tragico caso è quello della jesolana Teresa Mognato. Il 24 giugno 2016, in centro a Jesolo, l'anziana, 81 anni, sta attraversando a piedi via Levantina sulle strisce pedonali, “in modo regolare e godendo del diritto di precedenza” per citare la perizia sulla dinamica del sinistro disposta dalla Procura di Venezia che ha aperto un fascicolo. Sono le 19.30 ma la visibilità è ottima e il fondo stradale asciutto. All'improvviso, però, sopraggiunge una Ford Focus condotta da G.S., 67 anni, e la travolge in pieno, continuando per altri 17 metri la sua corsa, invadendo la corsia opposta e centrando anche una Fiat Punto che proviene dal senso contrario. Per la signora Mognato l'impatto è terribile e, nonostante tutti i tentativi dei sanitari di salvarla, morirà poche ore dopo all'ospedale dell'Angelo di Mestre in seguito ai gravi traumi riportati.


Al Pronto Soccorso di Jesolo vengono invece curate le due occupanti della Punto, due donne in stato interessante ma che per fortuna riportano ferite lievi, e il sessantasettenne che ha causato l'incidente, il quale asserisce di aver accusato un malore e di essere svenuto perdendo il controllo della macchina. Verrà poi dimesso con la prognosi di un giorno. Secondo i calcoli fatti in base alla velocità tenuta dall'autovettura, il malore sarebbe durato non più di un 4-5 secondi. Per la sua compagna d'assicurazione, dunque, in virtù di questa incapacità momentanea, non gli possono essere addebitare condotto colpose nè è dovuto alcun risarcimento. Inevitabile da parte dei famigliari della vittima l'avvio di una causa civile. Sarà interessante vedere a questo punto l'esito dei procedimenti avviati.


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Il Gazzettino