De Franceschi, dal calcio al nuovo rettangolo blu: «Sarà sport olimpico»

L’ex centrocampista è socio di “Mister Padel” a Mestrino: «Mi diverto e vorrei fare un torneo con gli ex biancoscudati»

Ivone De Franceschi (a destra) con l'amico Mario Chinea
PADOVA - Ha fatto per oltre vent’anni il calciatore professionista, ha giocato con gente come Del Piero e Recoba e ha vinto da protagonista un campionato portoghese con la...

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PADOVA - Ha fatto per oltre vent’anni il calciatore professionista, ha giocato con gente come Del Piero e Recoba e ha vinto da protagonista un campionato portoghese con la gloriosa maglia dello Sporting Lisbona. A quarantotto anni Ivone De Franceschi è sempre in gran forma e in campo combatte ancora come un leone senza voler perdere nemmeno una partitella. Il calcio, però, ha lasciato spazio al nuovo sport del momento. L’ex giocatore e dirigente del Padova oggi è uno dei soci di “Mister Padel” a Mestrino, una struttura nuova di zecca con quattro campi da gioco e una club house dove poter mangiare e guardare le partite. Con lui in società c’è pure mister Luca Gotti, oggi allenatore dello Spezia.

Come è nato il progetto?
«Abbiamo iniziato a parlarne durante il primo lockdown, nel momento più duro della pandemia. Abbiamo aperto ufficialmente il 3 luglio di quest’anno, siamo sette soci».

Fa l’imprenditore, ma fa anche e soprattutto il giocatore...
«Mi diverto molto. Ho cominciato quasi per caso quattro anni fa, quando un mio amico mi ha invitato a provare questo gioco e io ero molto restio. Sono sempre stato per il calcio, il calcetto e il tennis. Invece ho provato una volta e mi si è aperto un mondo».

Cosa c’è dentro questo mondo?
«Anzitutto ci possono giocare tutti, assieme, dai ragazzini ai più anziani. È uno sport molto aggregante e non c’è bisogno di trovare dieci persone come giocare. È davvero divertente ed è meno invasivo dal punto di vista atletico. Io da ex calciatore quando gioco a calcio posso avere spesso problemi a schiena, ginocchia, caviglia. Con il padel riesco a correre comunque molto ma gestendo il mio corpo in modo migliore».

Che margini di crescita ha questo sport?
«Enormi. L’evoluzione ci sarà senza dubbio perché ci sono già progetti interessanti per i bambini nelle scuole. Potrà diventare sport olimpico. La domanda aumenta continuamente e stanno nascendo sempre più centri».

Non c’è il rischio che siano troppi e che si facciano eccessiva concorrenza?
«Direi di no, vedo che tutti lavorano perché al padel si avvicina sempre più gente».

Quanto gioca?
«Questa estate sono riuscito a giocare parecchio, anche tre o quattro volte a settimana. In futuro dipenderà dai miei impegni lavorativi ma intanto a settembre conto di partecipare ad un torneo. Mi sono stirato giocando, conto di poter recuperare per esserci».

Intanto sempre più protagonisti del mondo del calcio investono sul padel...
«Totò Di Nardo lo ha fatto a casa sua, a Napoli. Si è mosso subito Albertini, hanno fatto dei campi anche Spalletti e Lippi. E con me c’è Luca Gotti. Avevamo giocato assieme nel 1993 a San Donà ed eravamo rimasti amici. Siamo assieme anche in questo progetto».

E tra gli ex calciatori del Padova chi viene a trovarla?
«Pippo Maniero è passato qui una sera ma non è ancora entrato in campo, ne ho parlato con Beppe Galderisi e Carlo Perrone: li aspetto. Abbiamo una chat con molti ex giocatori e mi piacerebbe creare il torneo di padel degli ex biancoscudati».

Nel campo da calcio il suo pezzo forte era il dribbling per poi andare al cross. E sul campo da padel?


«L’uscita dalla parete, si chiama Bandeja. E mi diverto un sacco».

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Il Gazzettino