ISTRANA Va in Australia in cerca di fortuna, trova un lavoro come chef, conosce una cilena dalla quale ha un bimbo e si reca a Santiago, in Cile, con tutta la famiglia per...
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LO SGAMBETTO DEL VIRUS
L’arrivo in Cile è datato 18 marzo. A distanza di pochi giorni però anche il Cile, come del resto l’Australia, impone il lockdown. E la giovane coppia si ritrova in trappola. L’immediato blocco dei voli interni e intercontinentali diventa un capestro. La famigliola si sposta in un alloggio, dove abita tutt’ora e dove paga un congruo affitto mensile che si somma però a quello dell’abitazione di Melbourne (1800 dollari australiani). In più ci sono tutte le spese di mantenimento della famiglia in un contesto dove tutto è difficile. Andrea, anche attraverso il papà Giovanni, contatta il presidente dei Veneti nel Mondo Aldo Rozzi Marin, anch’egli cileno, che si spende per quanto possibile a livello diplomatico. Vengono contattati anche gli uffici della Regione Veneto che si muovono a loro volta per cercare una soluzione diplomatica attraverso il coinvolgimento delle ambasciate italiana in Cile e Australia. Finora senza esito. La situazione però sta precipitando. «Noi a Melbourne -riferisce testualmente Andrea- continuiamo a pagare l’affitto e tutto quello che si paga per vivere in Australia, ad esempio le bollette di luce, acqua e telefono. Aggiungiamoci le spese in Cile dove siamo senza assistenza medica e viviamo col terrore di ammalarci. Da giorni ci è scaduto il visto turistico e dovremmo pagare anche il rinnovo. Il mio lavoro di chef rappresenta l’unico mezzo di sostentamento, ma ormai la mia è diventata quasi un’assenza ingiustificata. Il rischio di perderlo è molto elevato e in tal caso avrebbe pesanti ripercussioni per l’intero nucleo familiare. Come se non bastasse sono in attesa della cittadinanza australiana e in possesso di permesso Visa che scadrà a ottobre, ma non posso seguire alcuna di queste pratiche.
ULTIMA CHANCE
Papà Giovanni non si dà pace: «Mio figlio sta vivendo una situazione drammatica, insostenibile, che oltretutto coinvolge anche un bambino. Immaginate di essere costretti a vivere in un paese che non vi appartiene, senza alcun tipo di informazioni e senza alcuna possibilità di tornare a casa. Io sento Andrea via Skype tutti i giorni. Abbiamo confidato fino all’ultimo in un volo commerciale della Latsam, ma è saltato anche quello. Andrea partirebbe anche da solo se possibile. Fermarsi in Italia? Assolutamente no, deve rientrare in Australia. Se le cose si dovessero sistemare saremo noi da qui ad andare a Melbourne per Natale. Intanto però bisogna risolvere questa brutta faccenda. Ogni giorno che passa è un giorno verso il baratro».
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Il Gazzettino