Portato via dal papà foreign fighter: «Non cercatelo, il piccolo Ismail è morto sotto le bombe in Siria»

Ismail Mesiovic, il bimbo nato a Belluno e portato in Siria dal padre sarebbe morto sotto le bombe
BELLUNO - Il suo nome compare ancora nella lista dei cittadini bosniaci scomparsi, ma Ismail Davud Mesinovic, il piccolo nato il 4 settembre del 2011 a Belluno, sarebbe morto...

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BELLUNO - Il suo nome compare ancora nella lista dei cittadini bosniaci scomparsi, ma Ismail Davud Mesinovic, il piccolo nato il 4 settembre del 2011 a Belluno, sarebbe morto sotto le bombe in Siria, dove era statao trascinato dal padre foreign fighter. Ismar Mesinovic, l'imbianchino partito per la Siria da Ponte nelle Alpi, dove viveva, nel dicembre del 2013, morì in battaglia un mese dopo. Nulla si era più saputo del figlioletto che aveva portato con lui, tanto cercato dalla madre Lidia Herrera, che abita ancora a Ponte nelle Alpi, che aveva lanciato negli anni con ripetuti appelli. Il bimbo sarebbe morto in Siria nel 2018, secondo quanto dichiarato dall'uomo a cui sarebbe stato affidato. La notizia è apparsa il 17 gennaio scorso sul quotidiano bosniaco Dnevni Avaz, che sottolineava: «Questa informazione ci è stata ufficialmente confermata dall'agenzia di intelligence dell'OSA».


I carabinieri del Ros di Padova, che avevano avviarono l'inchiesta sui foreign fighters partiti dal Veneto nel 2014, proprio indagando sul caso del piccolo Ismail, hanno avviato delle verifiche. Invitano però a prendere con le pinze la notizia, che si rifa a sua volta a fonti aperte bosniache. «Per noi non cambia nulla, al momento - dicono i Ros - è tutto un discorsoindirettoche va verificato».

Secondo informazioni non ufficiali, il bimbo sarebbe stato preso per la prima volta da Sejid Colic, amico di Ismar Mesinovic. Colic morì nei combattimenti e Ismail finì con un'altra famiglia, originaria di Sandzak. Ismail sarebbe poi stato affidato a Rejhan Plojovic di Novi Pazar, che ha avrebbe anche contattato la famiglia del piccolo in Germania. Due anni fa ha informato i membri che la sua prima moglie, Emina, e tre figli, tra cui Ismail, erano stati uccisi in attacchi missilistici nella città di Baguz. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino