Irpef, il Veneto pronto a mettere l'addizionale: nelle casse arriverebbero 300 milioni di euro

Irpef, il Veneto pronto a mettere l'addizionale: nelle casse arriverebbero 300 milioni di euro
Addizionale regionale Irpef: per la prima volta dal 2010 (Pedemontana a parte, quando venne messa e subito tolta) Luca Zaia sta valutando di applicarla in Veneto. L'idea...

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Addizionale regionale Irpef: per la prima volta dal 2010 (Pedemontana a parte, quando venne messa e subito tolta) Luca Zaia sta valutando di applicarla in Veneto. L'idea è di salvaguardare la fascia più bassa dei contribuenti, quella fino a 15mila euro. L'obiettivo: introitare 300 milioni di euro da destinare prevalentemente al sociale. Nulla è stato ancora deciso, precisa l'assessore al Bilancio Francesco Calzavara, ma a Palazzo Balbi ne stanno parlando da tempo e la novità è che stavolta Zaia non ha detto no a priori. Certo, l'idea non lo entusiasma, anche perché non potrebbe più dire che il Veneto è «l'unica Regione tax free», ma la situazione rischia di essere esplosiva tra caro-bollette, caro-rette, caro-tutto, con le famiglie in evidente difficoltà. Tant'è che, sia pure come scenario possibile, Zaia ne ha parlato al tavolo di partenariato venerdì pomeriggio a Palazzo Balbi con gli assessori Francesco Calzavara e Roberto Marcato, presenti le categorie economiche e i sindacati.


LE RAGIONI
«L'ipotesi di applicare o meno l'addizionale regionale Irpef emerge ogni anno - dice Calzavara -. Quest'anno gli uffici dell'assessorato al Bilancio hanno fatto uno studio più approfondito sulle aliquote e sulle ricadute sul territorio. L'abbiamo presentato al tavolo di partenariato rinviando a una quindicina di giorni le riflessioni perché, se si deciderà di approvarla, dovrà essere una manovra ampiamente condivisa da tutti gli stakeholder». Lo studio è una simulazione, in pratica dice quanto dovranno pagare i contribuenti di tasse in più per fruttare alla Regione un gettito di 300 milioni. Con una premessa: dal 2010 ad oggi i veneti non hanno pagato 1 miliardo 179 milioni all'anno proprio per la mancata applicazione dell'Irpef regionale. Se adesso venisse applicata, i contribuenti veneti la pagherebbero nel 2024: «La manovra - spiega l'assessore Calzavara - verrebbe inserita nel bilancio 2023 e consentirebbe alla Regione di iscrivere la posta e di destinare subito la spesa, ma per i contribuenti scatterebbe l'anno seguente». Appunto: di quanti soldi si parla? L'idea è di una «aliquota progressiva e proporzionale». Da quanto trapela da Palazzo Balbi, i contribuenti del primo scaglione tassabile (di fatto il secondo di quattro, quello con un imponibile da 15mila a 28mila euro) sarebbero chiamati a versare circa 44 euro all'anno, poco meno di 4 euro al mese. Poi si aumenterebbe proporzionalmente: chi guadagna di più verserebbe di più. «Ma non faremo una manovra come quella dell'Emilia Romagna», si limita a dire Calzavara.
Premesso che c'è un'aliquota unica dell'1,23% (quella statale, la sola applicata in Veneto) e che gli scaglioni sono quattro (1°: 0-15.000 euro, 2°: 15-28.000, 3°: 28.000-50.000, 4° oltre i 50.000 euro), le Regioni si sono mosse in maniera diversa. In Emilia Romagna, ad esempio, il primo scaglione paga l'1,33%, ma in Lazio è l'1,73%. Oltre i 55mila euro l'Emilia Romagna ha messo un'aliquota del 2,27%, la Lombardia dell'1,73%, il Lazio del 3,33%, mentre il Friuli ha per tutti gli scaglioni l'1,23% (e lo 0,70% per i redditi fino a 15mila euro).
Se la manovra sarà condivisa, servirà un emendamento al bilancio di previsione - già pronto da mesi - prima di avviare la discussione in consiglio regionale e, soprattutto, decidere a chi destinare i 300 milioni di gettito. A ogni assessore è stato chiesto di presentare le priorità, ma l'impressione è i soldi andranno solo o quasi al sociale.


LE REAZIONI


Potrebbe esserci un voto unanime? «Giunge voce che la giunta Zaia avrebbe preso la decisione di introdurre l'addizionale Irpef. Sono anni - dice lo speaker dell'opposizione in consiglio regionale, Arturo Lorenzoni - che sosteniamo che la scelta di non adottarla ha portato allo scadimento dei servizi. E Zaia ha sempre detto che non avrebbe mai messo le mani in tasca ai veneti. Ora lo decide senza una discussione in Consiglio e di nascosto, sperando che il momento di grande confusione nazionale e internazionale possa coprire la sua capitolazione. Farlo così e a pochi giorni dalle elezioni politiche la dice lunga sulle modalità di governo di questa Regione. Io credo che il presidente, operando in questo modo, renda evidente l'insostenibilità della sua amministrazione, sgretolando inesorabilmente la sua credibilità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino