Riapre l'ippodromo Breda, 3 gran premi, 500 spettatori ma niente scommesse

La riapertura dell'Ippodromo Breda ieri a Padova
PADOVA Ripartenza in sordina per l'ippodromo Breda, il maltempo di ieri pomeriggio ha portato sugli spalti solo gli affezionati delle corse dei cavalli. Niente famiglie...

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PADOVA Ripartenza in sordina per l'ippodromo Breda, il maltempo di ieri pomeriggio ha portato sugli spalti solo gli affezionati delle corse dei cavalli. Niente famiglie né bambini, ma tante coppie e gruppi di amici. Nonostante la pioggia, i tre gran premi sono riusciti a regalare grandi emozioni agli appassionati di ippica. Tanti attendevano da tempo questo momento, dopo la lunga pausa imposta dall'emergenza Covid. Muniti di mascherine e nel rispetto delle distanze di sicurezza, gli spettatori hanno passato un pomeriggio di libertà. Ma più di qualcuno è rimasto deluso per la sospensione delle scommesse.


LA DELUSIONE
«Volevo scommettere su un'accoppiata ammette Alessandro Stoppa, 62 anni, originario di Adria ma una volta arrivato qui ho scoperto che non era possibile. Un vero peccato perché viene a mancare il sale di questo sport. Il divertimento è scommettere, seguire la gara e vedere come va. Questo evento coinvolge cavalli di alta categoria, per cui è particolarmente stimolante. So che c'è la possibilità di scommettere online, ma non fa per me, se deve essere fatto tutto sul web io voto contro. Prima del Covid venivano offerte tutte le possibilità. Oggi ho passato un bel pomeriggio, ma bisogna essere sinceri: è tutta un'altra cosa rispetto a prima. L'ambiente è meno motivato, c'è un silenzio spettrale».
Padova ha una grande tradizione per le corse dei cavalli: non per nulla fu nella grande piazza cittadina di Prato della Valle che nel 1808 si tenne la prima riunione di corse al trotto in Italia. Nel corso del XIX secolo, a Padova fu istituito il regolamento europeo per le corse al trotto e la città divenne capitale internazionale del cavallo sportivo. L'ippodromo fu costruito nel 1901 per volere del senatore Vincenzo Stefano Breda, un industriale dell'acciaio e filantropo protagonista della vita politica patavina dalla seconda metà dell'Ottocento, dal quale l'impianto ha preso il nome. Grande appassionato di ippica, Breda era da tempo noto per il proprio allevamento di trottatori.


GLI SPETTATORI


«Anche se non si scommette è comunque bello, ci si accontenta ammette Eugenio Pivato, 70 anni - Mio figlio è collegato a internet, io mi limito a guardare. É una vita che frequento l'ippodromo Breda, venivo qui ancora quando c'erano le sedie di paglia. Oltre 40 anni fa avevo scommesso 200 lire in un'accoppiata, vincendo tre milioni e 600 mila lire. Per amare questa disciplina, bisogna prima di tutto conoscere i cavalli». Hanno passato il pomeriggio all'ippodromo anche Orazio Dotto e Rosanna Zulian, rispettivamente 72 e 74 anni, residenti a Tombolo: «La brutta giornata non aiuta raccontano marito e moglie ma prima del Covid eventi come questi attraevano tantissime persone, comprese le famiglie con bambini. Pian piano adesso l'ippica inizia a decollare, ma c'è ancora tanto da recuperare. In questo periodo le corse ci sono mancate tantissimo perché erano il nostro unico svago. Conosciamo tutti i fantini, siamo stati anche in altre città d'Italia: scommettiamo poco, ma qualcosa si prende sempre». La tribuna è stata contrassegnata da adesivi, con l'obiettivo di dare indicazioni sui posti disponibili. Solo i gruppi di familiari hanno potuto occupare poltroncine della stessa fila. «L'ippica italiana deve essere valorizzata e deve superare questo momento di crisi dice Angelo Levrotti, 77 anni -. É lo sport più bello che ci sia, sicuramente meglio del calcio. Con così poche persone sale un po' di malinconia, ma meglio che niente».
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Il Gazzettino