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DOLO - Doveva essere un intervento di routine ma qualcosa è andato storto e solo grazie all’intervento miracoloso di un medico dell’equipe non è morto dissanguato. Quell’operazione malriuscita, però, ha lasciato i suoi segni: Daniele Pizzutti, 57enne di Mira, ha riportato un’invalidità del 25%. Il tribunale di Venezia, ieri, con un accertamento tecnico d’urgenza preventivo ha stabilito la responsabilità dei medici e il danno permanente riportato. A questo punto l’Ulss potrebbe chiudere la vicenda facendo un’offerta di risarcimento in grado di soddisfare la richiesta della parte lesa. «La nostra richiesta è di mezzo milione di euro», spiega il legale del 57enne mirese, l’avvocato Federico Veneri.
LA VICENDA
L’episodio risale a circa sei anni fa. Nel dicembre 2017 Pizzutti, a seguito di un esame, scopre di avere un adenocarcinoma prostatico. L’unica possibilità di cura, lo informano i medici dell’ospedale di Dolo, è procedere con un intervento chirurgico. E così il 7 febbraio 2018 si sottopone a un’operazione, che viene effettuata con una procedura “robot-assistita”. Nella fase iniziale dell’intervento, però, viene recisa per sbaglio la vena iliaca. In pochi minuti, l’uomo perde quattro litri di sangue. A quel punto i medici decidono di interrompere l’intervento: Pizzutti viene trasferito all’unità di anestesia e rianimazione dell’ospedale dell’Angelo di Mestre. La sua fortuna è che nell’equipe medica c’è un chirurgo specialista della suturazione delle vene che riesce, con un intervento rapido ed efficace, a salvargli la vita. I problemi però sorgono dopo: a mesi di distanza, a giugno, una infezione lo tiene in ospedale per altri dieci giorni.
«La sua vita - aggiunge il legale - a quel punto non è stata più la stessa.
Il Gazzettino