Lega-Fdi, tregua rotta dopo l'intervista di Crosetto: «Senza autonomia nessun governo di centrodestra»

Matteo Salvini con i candidati della Lega a San Martino di Lupari
L'imminente dissotterramento dell'ascia di guerra era nell'aria già l'altro giorno, con il sondaggio di Demos per l'Osservatorio sul Nordest che dava...

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L'imminente dissotterramento dell'ascia di guerra era nell'aria già l'altro giorno, con il sondaggio di Demos per l'Osservatorio sul Nordest che dava Fratelli d'Italia quasi al 31% e la Lega doppiata al 14%. Dopodiché la tregua elettorale si è ufficialmente rotta ieri, alla lettura dell'intervista al Gazzettino del meloniano Guido Crosetto: «L'autonomia viene dopo crisi e presidenzialismo». Salviniani o zaiani che siano, non ci hanno più visto: «Non ci sarà alcun governo di centrodestra senza la riforma attesa dal Veneto», è il messaggio inviato dai leghisti a Fdi, ormai alla vigilia del comizio che la leader (e aspirante premier) Giorgia Meloni terrà domani a Mestre.


LA MOSSA
La linea politica è stata tracciata dal segretario federale Matteo Salvini, in un crescendo di irritazione. Così al mattino nel Padovano: «Leggo che per altri l'autonomia viene dopo, per me l'autonomia viene prima. Chi sceglie la Lega fa questa scelta di vita. Autonomia significa efficienza, risparmi, merito. Siamo in una terra che merita, desidera, che ha scelto e legittimamente ambisce all'autonomia. Fatto salvo che l'emergenza è pagare le bollette della luce e del gas, la prima riforma di cui non solo milioni di veneti, ma milioni di italiani hanno diritto per la Lega è l'autonomia regionale». Così nel pomeriggio a Ferrara: «Qualcuno nella coalizione dice che l'autonomia può aspettare e viene dopo, ma secondo me è un errore». La mossa tattica è stata invece indicata dal commissario regionale Alberto Stefani: «I parlamentari veneti della Lega non voteranno il presidenzialismo se prima non sarà chiusa la partita dell'autonomia. Il programma di governo sottoscritto da tutti i rappresentati del centrodestra parla chiaro: l'autonomia è in cima all'agenda».


IL FASTIDIO
Raggiunti dalle polemiche, i Fratelli da Mestre hanno replicato a stretto giro. Lo stesso Crosetto ha corretto il tiro: «Chiederemo che nel primo Consiglio del ministri sia approvata la legge- quadro». Ma il coordinatore veneto Luca De Carlo ha definito «ingeneroso» il fatto che la Lega metta fretta agli alleati dopo che «nessuno si è mai occupato di autonomia» nelle sedute a Palazzo Chigi presiedute da Giuseppe Conte e Mario Draghi. Insomma, alleati o no, è guerra. Il fastidio è tangibile sui territori, per esempio a Treviso, dove Stefano Marcon è il presidente leghista ella Provincia e non lesina i punti esclamativi: «Io penso che l'autonomia sia un modello virtuoso di gestione delle risorse pubbliche. Replicabile!! E penso sia la priorità!! Altri no». Ad essere furiosi sono, evidentemente, soprattutto i candidati alle Politiche. Dice il senatore Andrea Ostellari: «Crosetto non ci gira attorno. La differenza fra Lega e Fratelli d'Italia è tutta qui: per noi l'autonomia viene prima di tutto. Per noi senza autonomia non si esce dalla crisi». Aggiunge l'eurodeputata Mara Bizzotto: «Loro puntano sul presidenzialismo? Mi pare che per quella riforma la strada sia molto più lunga, c'è molto da discutere, mentre voglio dire con chiarezza che senza autonomia non ci sarà il governo di centrodestra. Se non lo hanno capito, l'autonomia viene prima di tutto, c'è tra l'altro un referendum votato dal popolo e un percorso già avviato, la legge-quadro della Gelmini, una norma incardinata, quindi non si può esitare».


IL MINISTRO


Evocata, il ministro Mariastella Gelmini si toglie un sassolino, ora che è in corsa con Azione: «Se la destra, con la complicità dei 5Stelle, non avesse mandato a casa il governo Draghi, oggi la legge quadro sull'autonomia differenziata, sarebbe all'esame del Parlamento. Spiace vedere che il lavoro fatto in questi mesi con Zaia, Fontana, Fedriga, Bonaccini e altri governatori venga buttato al macero, ma anche Salvini sa che con Fratelli d'Italia l'autonomia di cui parla per fini elettorali, non si farà mai. Ognuno ha le sue priorità: chi gli slogan da campagna elettorale, chi gli interessi del Paese».
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Il Gazzettino