Insulti razzisti all'arbitro. Ecco la risposta di Mamady Cissé Videointervista

Il messaggio: «Questa storia deve finire, il calcio è altro. Bisogna insegnare anche alle persone come stare sugli spalti»

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TREVISO - Arbitro dal cuore d'oro. Mamady Cissé è stato preso di mira con insulti razzisti dagli spalti durante la partita di domenica, 12 febbraio. Partita tra Bessica e Fossalunga che l'arbitro è stato costretto a fermare in anticipo. Preso di mira per il colore della sua pelle, proprio come gli era già successo nel 2018, ma invece di prendersela, Mamady ha deciso che la sua storia, il suo "essere una vittima", potesse diventare un messaggio forte per tutti: «Questa storia deve finire, il calcio è altro. Bisogna insegnare anche alle persone a come stare sugli spalti per lanciare i giusti messaggi ai giovani che amano questo sport. Noi arbitri ci impegnamo tanto».

Dallo sport all'associazione, Mamady al servizio degli altri

Nato in Guinea nel 1987, arrivato in Italia per cercare un lavoro per mantenere gli studi del fratello, oggi Mamady si dice "ben ambientato" e ama questo Paese tanto da considerare l'Aia di Treviso alla quale è iscritto, la sua seconda famiglia. «Mi hanno insegnato tanto, siamo qui tutti insieme per sopravvivere», ammette. Ed è in Italia che ha fondato l'associazione Ambetale per aiutare le persone meno fortunate di tutto il Mondo. «Un progetto alla volta, stiamo lavorando per portare aiuti a chi è in difficoltà», afferma. Ed è questo suo mettersi al servizio degli altri, oltre le difficoltà, che gli è valso il titolo di arbitro dal cuore d'oro. 

 

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Il Gazzettino