PADOVA - «Papà, l’insegnante mi fa male». Poche parole, pronunciate da un bimbo di 9 anni, che hanno avuto l’effetto di un’improvvisa doccia...
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L’INCHIESTA
I vertici dell’istituto comprensivo cui appartiene la scuola elementare, hanno fattivamente collaborato con gli investigatori dell’Arma, coordinati dal pubblico ministero Giorgio Falcone che ha, infine, chiesto per l’insegnante il rinvio a giudizio. Sulla vicenda, parallelamente, si è aperta anche un’indagine interna della scuola. Nel frattempo, come primo atto è stato disposto che l’insegnante non seguisse più il bambino.
Il reato per cui è indagato la docente è quello di “maltrattamenti” e non il più lieve “abuso di mezzi di correzione”. Infatti, qualsiasi forma di violenza, sia essa fisica che psicologica, non costituisce mezzo di correzione o di disciplina, neanche se posta in essere a scopo educativo.
Dall’inizio dell’anno scolastico, il bimbo è stato affidato all’insegnante di sostegno, in forza del suo disturbo dell’apprendimento. La docente affiancava per alcune ore l’alunno anche durante le lezioni tenute da altri maestri, in altre ore, invece, seguiva il bambino sulla base della “didattica individualizzata” studiata dal consiglio di classe.
Secondo le indagini, fin da subito l’insegnante avrebbe messo in atto i maltrattamenti, sia fisici che psicologici, nei confronti dell’alunno, che veniva anche denigrato per il suo disturbo dell’apprendimento, certificato dal medico. A seguito della denuncia, i militari hanno ascoltato il preside, i docenti, le collaboratrici scolastiche e gli educatori professionali della scuola. Sulla base dei dati raccolti, dunque, il pubblico ministero ne ha richiesto il rinvio a giudizio.
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Il Gazzettino