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MESTRE - Indignazione nei confronti dell'Inps è l'oggetto della lettera indirizzata ieri al presidente della Regione Luca Zaia da due sorelle, Lisa e Silvia Rutka. Arrabbiate dopo che per la seconda volta è stata rifiutata l'indennità di accompagnamento al padre, riconosciuto invalido al 100% dallo stesso ente previdenziale. L'uomo ha 91 anni, è costretto a lette, con il catetere, ormai morente. Vive nella sua casa di proprietà a Mestre accanto a una delle figlie, insieme alla madre 90enne allettata pure lei. Sono assistiti giorno e notte da due badanti che si turnano e costano 3000 euro al mese, oltre alle spese relative a farmaci, bollette, alimenti. Le loro pensioni non arrivano complessivamente a 2700 euro. «Io e mia sorella Silvia scrive Lisa - stiamo facendo i salti mortali per assistere i genitori e dare loro tutto ciò che serve, ma sinceramente non ce la facciamo più. Mia mamma che non si muove più dal letto ormai da un anno e mezzo, dopo che si è malata di Covid, gode dell'indennità di accompagnamento da anni. Mi domando come sia possibile rifiutarla a un uomo di 91 anni, che dopo l'ultimo ictus a dicembre è stato dichiarato demente e dimesso in stato confusionale, immobile, ormai piagato». Anche l'Associazione invalidi civili a cui le due sorelle si sono rivolte sostiene che il diniego dell'indennità sia un'ingiustizia, proprio perché dovrebbe essere conseguente al riconoscimento dell'invalidità al 100%. «L'indennità di accompagnamento è un diritto afferma Silvia Rutka per chiunque sia nella possibilità di doverla ottenere, a prescindere dal proprio reddito annuale. Avevo fatto richiesta in una struttura per anziani, mi è stato risposto che un ricovero costa dai 1.800 a 2.500 euro. Non ci sono sostegni regionali o statali che possono venire incontro a una famiglia come la nostra, che pur disponendo di due pensioni ha un genitore cui è stata riconosciuta l'impossibilità di intendere e volere. Quando il 5 gennaio mio padre è stato dimesso da Villa Salus, in un periodo nel quale potevo fargli visita venti minuti, il medico ha riconosciuto la sua demenza».
Il Gazzettino