Infrastrutture e logistica, il grande patto del Veneto: scali aerei, porti e interporti insieme

Aeroporto Marco Polo, uno dei tre scali intercontinentali italiani
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PADOVA - Quando il gioco si fa duro è la squadra che vince. E la formazione stavolta vede in campo i quattro interporti del Veneto (Padova, Verona, Rovigo, Portogruaro) i due porti (Venezia e Chioggia) e i tre aeroporti (Venezia Treviso e Verona) che hanno firmato ieri a Padova un patto per promuovere e sviluppare il Sistema logistico veneto. Andando al sodo: pianificazione coordinata, progetti condivisi da presentare a Bruxelles quando ci sono bandi che assegnano fondi. Impegno a sviluppare carburanti alternativi per il trasporto, sviluppo delle connessioni fra l'aeroporto e le banchine portuali di Venezia Chioggia. Primo passo: presentazione del sistema nel suo insieme al prossimo appuntamento dell'offerta logistica a Monaco, in primavera.


LE SINERGIE
C'era anche l'assessora e vice presidente regionale Elisa De Berti ieri a santificare la firma. «Noi non siamo firmatari ma ne siamo orgogliosi - ha detto - e anzi stiamo lavorando per allargarle l'alleanza come regioni a Trentino, Friuli Venezia Giulia, Emilia e Lombardia. Mancava una regia, la faremo noi, coinvolgendo anche la Autostrade». Davanti a lei Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale, Enrico Marchi, presidente di Save, Franco Pasqualetti, presidente di Interporto Padova, Primo Vitaliano Bressanin, presidente Interporto Rovigo, Corrado Donà, amministratore delegato di Portogruaro Interporto e Matteo Gasparato, presidente di Consorzio Zai Interporto Quadrante Europa.
Rappresentanti di un sistema infrastrutturale che con i suoi 10.300 Km di strade, 1.850 Km di ferrovie e 135 Km dell'asta fluviale Po-Fissero-Tartaro-Canalbianco (oltre ai 430 km della Litoranea Veneta), movimenta nel complesso 71,4 milioni di tonnellate di merce e 20,3 milioni passeggeri all'anno. Non solo: è al centro dei corridoi internazionali del trasporto, quello Baltico-Adriatico dalla Polonia a Ravenna. Il Mediterraneo, da Gibilterra all'Ucraina e lo Scandinavo, dalla Norvegia alla Sicilia. Per stare al passo occorrono reti stradali, ferroviarie o fluviali che portino le merci da una infrastruttura all'altra. Le ha richieste Gasparato che è anche presidente di Uir, l'Unione degli interporti. Ma De Berti è stata chiara: «Solo se non contrastano con quelle esistenti, ma per le Olimpiadi l'aeroporto di Venezia sarà collegato con la ferrovia».


LE CROCIERE
Enrico Marchi presidente della Save è stato l'elemento di novità perché il Patto riguarda anche i passeggeri. «Ci sono tre aeroporti continentali in Italia e Venezia è uno di questi. Io penso che occorra un maggior coordinamento per il traffico crocieristico e quello aereo. Possiamo ritornare ai livelli del 2019 e oltre anche se le grandi navi non entrano più in porto a Venezia. Ma occorre darle la dignità che merita». Un discorso sul quale Di Blasio frena: «Come commissario ho un piano per realizzare opere fino al 2026: obiettivo fare fino a 5 banchine nell'area di Marghera e migliorare l'accessibilità su tutti i canali di collegamento. Già quest'anno abbiamo utilizzato Chioggia e Fusina. Mentre alla marittima arrivano le navi sotto le 25mila tonnellate lorde».


Riprende Marchi: «Non voglio pensare a qualcosa che va contro il territorio. Credo che spiegando a tutti la logica con cui si vuole lavorare e la sostenibilità si possa far capire e accettare la sostenibilità da parte di Venezia di una stazione crocieristica degna del suo nome. Un ripristino del Vittorio Emanuele ad esempio. Non si passerà più dal bacino di San Marco ma a Marghera ci può essere un numero di approdi tali per sostenere ancora più passeggeri rispetto a prima, insieme a Fusina e Chioggia. E poi cresce il segmento crocieristico delle navi di lusso che è il più importante per Venezia». Infine i vertiporti: «Stiamo lavorando con Enac per la regolamentazione dei droni-passeggeri e individuando le aree. Potremo iniziare nel 2025».

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Il Gazzettino