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«Solo il 20% dei medici e degli infermieri si vaccina contro l'influenza. E questo è uno scandalo che non può essere accettato». Il professor Umberto Tirelli, 74 anni, già primario del Centro di riferimento oncologico (Cro) di Aviano, non usa giri di parole. Oggi l'influenza continua a stringere la presa. Oltre ai ricoveri, però, gli ospedali sono in difficoltà anche perché molti professionisti sono a casa in malattia, a loro volta colpiti dal virus. Solo nell'Ulss del trevigiano in questi giorni mancano all'appello quasi 200 dipendenti (7 medici specialisti e 184 addetti tra infermieri, tecnici, operatori), tra influenza e coronavirus. E così per coprire i turni non resta che procedere con riorganizzazioni e straordinari.
Professor Tirelli, perché parla di scandalo inaccettabile?
«Perché è anche una questione di etica.
La scarsa adesione dei camici bianchi alla campagna antinfluenzale è un dato storico, che nemmeno l'emergenza Covid ha cambiato.
«È questo il primo problema. Le amministrazioni e le direzioni sanitarie dovrebbero fare una pressione maggiore affinché le persone decidano di vaccinarsi».
Renderebbe il vaccino antinfluenzale obbligatorio per i sanitari?
«Non dico questo, ma bisognerebbe essere decisamente più incisivi: non è possibile che il professionisti che lavorano nel mondo della sanità non sentano il dovere di proteggere i loro pazienti».
Chi sceglie di non vaccinarsi sottolinea che le possibilità di contagio sono molteplici.
«Ovvio che ci sono anche altre vie di contagio. Ma da parte dei medici e degli infermieri, in primis, dovrebbe finalmente passare un messaggio diverso».
Il Gazzettino