Influenza spagnola tra mascherine, morti e contagi: mostra fotografica sulla pandemia di un secolo fa

Influenza spagnola tra mascherine, morti e contagi: mostra fotografica sulla pandemia di un secolo fa
Giovedì 8 ottobre alle 11.30 nel Salone del Parlamento del Castello di Udine verrà presentata la mostra “La Spagnola. La pandemia influenzale del...

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Giovedì 8 ottobre alle 11.30 nel Salone del Parlamento del Castello di Udine verrà presentata la mostra “La Spagnola. La pandemia influenzale del ‘900” curata da Enrico Folisi e Paolo Brisighelli ed allestita presso il Museo Friulano della Fotografia.

L’esposizione è un percorso fotografico che mette in luce i diversi aspetti che caratterizzarono la Spagnola, la più grande pandemia influenzale del ‘900, che contagiò da cinquecento milioni a un miliardo di persone nel mondo tra 1918 e 1920, causò dai 20 ai 50 milioni di morti e coinvolse i soldati di tutti i fronti nell’ultimo anno della Grande Guerra. 
In Italia la Spagnola fu particolarmente virulenta, durò più di 12 mesi e comportò la morte di circa 600.000 contagiati. Si presentò con una prima ondata nella primavera del 1918, una seconda più violenta in autunno e una terza alla fine dell’inverno che si protrasse fino al 1919. 
La censura imbavagliò gli organi di stampa. Secondo l’Istituto Centrale di Statistica italiano le regioni in cui fu rilevato il più alto tasso di mortalità per la Spagnola furono Lazio, Sardegna e Basilicata; ma l’epidemia si diffuse ovunque dalle città alle campagne. Il tasso di mortalità nazionale ufficiale fu tra l’1 e il 2%, ma in alcuni grandi centri si raggiunse l’8%.  È difficile stabilire il numero preciso dei friulani che perirono a causa della Spagnola, poiché centinaia di migliaia di profughi dovevano ancora rientrare dalle regioni italiane in cui erano ospitati e lì molti morirono senza essere conteggiati tra i deceduti in Friuli. La Spagnola colpì tutte le classi sociali indistintamente.



Le istantanee raccolte dai curatori riguardano soprattutto i civili nelle metropoli e nelle campagne USA, in patria e in Francia nelle zone di guerra, gli operai del Chinese Labour Corp che operò in Francia a ridosso delle prime linee e che si ipotizza abbiano portato il virus in Europa dalla Cina. 
Oggi è stato scientificamente accertato che la Spagnola ebbe come causa scatenante il virus N1H1 e che si ebbero contemporaneamente, nei primi mesi del 1918, diversi grandi focolai epidemici, uno in Cina, Sud Est Asiatico e India, un altro negli USA, Europa e Impero Russo e che velocemente il contagio si diffuse, a macchie di leopardo, in tutto il mondo.
Le foto evidenziano l’azione di medici e infermiere, che si presero cura di militari e civili e le attività del personale dei servizi pubblici, nelle metropoli e nelle campagne: poliziotti, netturbini, tramvieri, addetti alla disinfezione, telefoniste, dattilografe, semplici impiegate e operai e persino giocatori di baseball. 
Tutti con la mascherina, uomini, donne e bambini, gruppi familiari e di lavoro, anche cani e gatti.
Sono le tessere di un grande puzzle in bianco e nero che sembra essere il “negativo” di giorni molto vicini a noi e ancora vividi di colori foschi, quelli dell’attuale tragica pandemia del Coronavirus, Covid-19.

Le fotografie sono accompagnate da una galleria fotografica e filmati originali sulla Sanità militare nella Grande Guerra. La mostra sarà ospitata al Museo Friulano della Fotografia in castello a Udine dall’8 ottobre al 15 novembre. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino