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Il carovita aumentato del 14,1% in un biennio, il che significa che in 24 mesi le famiglie del Fvg hanno speso 2.365 euro in più per sopperire alle necessità della vita quotidiana. Una “botta” economica che non si vedeva da 25 anni. Importanti e diverse le conseguenze: il carrello della spesa più leggero perché con gli stessi importi si porta a casa di meno; le botteghe di vicinato in sofferenza con diverse chiusure; un ulteriore impoverimento s soprattutto per le fasce più deboli e per gli anziani (in regione il 26 per cento circa della popolazione) che, oltre a dover fare i conti con la perdita di potere d’acquisto, spesso non hanno più neppure più occasione di fare due chiacchiere facendo la spesa sotto casa. I numeri e le relative conseguenze le delinea la Cgia di Mestre, un bollettino in rosso con l’unica nota relativamente positiva riguardante il prossimo futuro: «Nel 2024 l’inflazione dovrebbe rallentare e registrare una crescita media inferiore al 2 per cento. Un risultato, quest’ultimo, in linea con i livelli attesi anche nel resto d’Europa che dovrebbero indurre la Banca centrale europea a diminuire i tassi di interesse».
I DATI
Il rapporto, però, prudentemente usa il condizionale.
LA MAPPA
«Una stangata che – spiega la Cgia – ha penalizzato soprattutto le famiglie più fragili economicamente. L’aumento generalizzato dei prezzi, infatti, ha provocato una perdita di potere d’acquisto che non ricordavamo da 25 anni. In altre parole – aggiunge -, negli ultimi 24 mesi molti nuclei familiari hanno speso di più e hanno portato a casa un numero di beni e servizi decisamente inferiori. Fanno eccezione, però, alcuni servizi. Dall’analisi dell’Ufficio studi mestrino, infatti, risulta che ha calare nello stesso periodo sono stati gli apparecchi informatici (-6,6%) e quelli telefonici (-12,2), ma anche il costo per l’istruzione universitaria, diminuito del 2,2 per cento. Condizioni che sono state un boomerang anche per le imprese, in particolare per le piccole attività commerciali. «Se in questi ultimi due anni le vendite della grande distribuzione hanno tenuto, tanto che in termini nominali sono cresciute dell’11% - analizza la Cgia -, quelle delle botteghe artigiane e dei negozi di vicinato sono cresciute di poco in termini nominali, cioè solo del 4 per cento. Il risultato – aggiunge – è sotto gli occhi di tutti: nei centri storici, ma anche nelle periferie, il numero delle insegne rimosso e delle vetrine con le saracinesche perennemente abbassate è in costante aumento». Con meno negozi di prossimità diminuiscono, però, anche i luoghi di socializzazione, «rendendo meno vivibili e più insicure le aree urbane che subiscono queste chiusure. A essere penalizzati sono soprattutto gli anziani, perché senza negozio sotto casa e auto per loro fare la spesa diventa un grosso problema», conclude il rapporto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino