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Potrebbe non bastare nemmeno lo stipendio in più che il governo vorrebbe “regalare” investendo 16 miliardi di euro nella prossima Finanziaria e tagliando finalmente il cuneo fiscale. I dati riportati dalla Cgia di Mestre, infatti, sono letteralmente disastrosi. E il conto finale non si esprime né in milioni, né in decine di milioni. Ma in miliardi. È la forma numerica del salasso che subiranno quest’anno le famiglie friulane a causa dell’inflazione peggiore degli ultimi trent’anni. La crisi dei prezzi non risparmierà letteralmente nessuno.
GLI EFFETTI
Tutto costa di più, articolo per articolo, prodotto per prodotto. «In un momento di difficoltà come questo- scrivono gli esperti dell’ufficio studi - le famiglie pensano di avere il proprio “gruzzoletto” al sicuro; in realtà è un illusione monetaria, poiché una parte dei risparmi è destinata a “evaporare”.
IL PANORAMA
«Come era prevedibile- riferisce la Cgia - a livello territoriale il costo più salato l’hanno pagato i risparmiatori delle regioni più ricche: in Lombardia la perdita di potere di acquisto è stata di 19,4 miliardi, nel Lazio di 9,3, in Veneto di 8,3 e in Emilia Romagna di 8,11. Desta sicuramente molta sorpresa il risultato emerso dal confronto tra le macro aree geografiche del Paese. Se a Nordovest il “prelievo” è stato di ben 29,8 miliardi, nel Mezzogiorno invece ha raggiunto quota 22,8 miliardi; un dato, quest’ultimo, nettamente superiore ai 20,7 miliardi registrati nel Nordest e ai 18,8 miliardi riconducibili al Centro».
IL FUTURO
Contrastare la stagflazione è un’operazione molto complessa. Per attenuare la spinta inflazionistica, gli esperti sostengono che le banche centrali dovrebbero contenere le misure espansive e aumentare i tassi di interesse, operazione che consentirebbe di diminuire la massa monetaria in circolazione. È evidente che avendo un rapporto debito/Pil tra i più elevati al mondo, con l’aumento dei tassi di interesse l’Italia registrerebbe un deciso incremento del costo del debito pubblico. Un problema che potrebbe minare la nostra stabilità finanziaria. Bisognerebbe, infine, intervenire simultaneamente almeno su altri tre versanti: in primo luogo, attraverso la drastica riduzione della spesa corrente e, in secondo luogo, con il taglio della pressione fiscale. Infine, dovremmo assolutamente introdurre un tetto al prezzo del gas e del carburante. Due voci che in questi ultimi 12 mesi hanno contribuito in misura determinante ad innalzare pericolosamente il nostro livello di inflazione.
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Il Gazzettino