Famiglie in crisi, l’inflazione si mangia 1700 euro all’anno

L'inflazione erode il potere d'acquisto delle famiglie trevigiana
TREVISO - Alla fine dell’anno l’inflazione peserà sulle tasche dei trevigiani per circa 620 milioni di euro. Una cifra enorme che va ad erodere il potere...

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TREVISO - Alla fine dell’anno l’inflazione peserà sulle tasche dei trevigiani per circa 620 milioni di euro. Una cifra enorme che va ad erodere il potere d’acquisto delle famiglie, sempre più portate a spendere per il necessario e sempre meno per il superfluo. E tale tendenza durerà fino a quando inflazione e tassi d’interesse su mutui e prestiti continueranno a crescere andando a braccetto. È la conclusione di un’analisi condotta da Alessandro Minello, economista trevigiano, docente a Ca’ Foscari di Economia dei sistemi d’impresa. E se fino a oggi i consumi hanno tenuto, nei prossimi mesi la situazione è destinata inevitabilmente a peggiorare. E questo vale per la domanda turistica, ma anche per tutto il resto.


I RISULTATI
«Partiamo dall’inflazione che, adesso, si attesta attorno al 6/7% - dice Minello - e ha un effetto evidente. Prendiamo le 368mila famiglie della provincia di Treviso. Mediamente una famiglia di due persone spende circa duemila euro al mese tutto compreso (bollette, spesa alimentare ecc.), una di tre persone circa 2600 euro. L’inflazione costa circa 150 euro al mese, vuol dire che ogni nucleo familiare si vede ridurre la propria capacità di spesa di 150 euro. Non è poco». Vista nell’arco di una anno, l’inflazione si porta via 1700 euro per ogni famiglia. Moltiplicato per le famiglie trevigiane sono 52 milioni di euro al mese e, appunto, 620 milioni all’anno di mancate spese (dai generi alimentari, al vestiario, ai libri, agli elettrodomestici, ai viaggi ecc) o di mancati risparmi. Solo nella Marca. Ma non finisce qui. «Poi ci sono i tassi variabili su mutui e prestiti - continua Minello - una rata piccola di 300 euro al mese per il mutuo è aumentata del 45% arrivando a 430 euro mensili; rate da 600-700 euro sono arrivate anche a mille euro: 315 euro in più. E anche questi sono tutti soldi sottratti alla possibilità che una famiglia ha di spendere. Fino a oggi in tanti hanno resistito tagliando soprattutto le spese che non si vedono ma mantenendo quelle di “status”. Nonostante la doppia azione inflazione più aumento dei tassi non hanno quindi rinunciato ai viaggi, alle cene, al modo di vivere che avevano prima del Covid. Oppure hanno intaccato i risparmi». Altro dato, nella Marca i depositi in banca sono diminuiti di circa il 30%. 


L’INDAGINE 


«Ovviamente è una situazione che non può durare e lo vedremo nei prossimi mesi». Minello cita un’indagine fatta di recente dalle Legacoop a livello nazionale ma che può essere sovrapposta anche alla situazione trevigiana. Emergono diverse tendenze: «Il 57% delle famiglie intervistate ha detto che è pronta a ridurre la spesa per lo shopping; il 51% le spese per lo svago; il 52% è pronta invece a tagliare cene e viaggi. A questo porta la riduzione del potere d’acquisto». Una prima conseguenza concreta la si vede nella domanda turistica: «A livello nazionale - continua l’economista - i dati ci dicono che le presenze turistiche sono calate del 30%, soprattutto quelle italiane. Il Veneto e la Marca, bisogna dire, continuano a reggere con un calo inferiore del 15% rispetto al resto del paese. Però anche qui, nel trevigiano, le strutture turistiche non registrano il tutto esaurito, il tasso d’occupazione dei posti letto oscilla tra il 60 e l’80%». Le previsioni per i prossimi mesi sono però da esaminare con attenzione: «Il potere d’acquisto delle famiglie trevigiane e italiane sta diminuendo per l’effetto di inflazione e tassi d’interesse, quindi ci sarà anche meno domanda turistica interna. A reggere il mercato sono però gli stranieri, dove il peso della combinazione di inflazione e tassi è di molto inferiore. Le loro presenza anche da noi aumentano». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino