NORDEST - Sempre meno numerosi, sempre più vecchi, pagati sempre meno. Sono gli addetti del comparto della sanità del Veneto, cioè amministrativi, tecnici e...
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GLI ORGANICI La premessa su cui si basa lo studio è che «parlare di salute in Veneto vuole dire affrontare i bisogni di salute della popolazione, ma anche riflettere sul ruolo fondamentale per la tenuta economica e sociale del nostro territorio, che non si misura solo sulla produzione industriale, ma anche sul livello della qualità della vita determinato anche dal nostro sistema sociosanitario». Il primo dato che balza agli occhi è la contrazione degli organici: i 41.067 lavoratori censiti nel 2010 sono scesi a 40.415 nel 2015, con una diminuzione di 642 unità. «Non va sottovalutato il calo del personale sottolinea la Fp Cgil perché dimostra come le politiche restrittive, soprattutto nazionali ma anche regionali, sul fronte della sanità abbiano ridotto il numero di lavoratori in servizio, il che si lega però ad un aumento delle prestazioni e all'innalzamento della speranza di vita». Detto in altri termini: «Il nostro sistema offre sempre più prestazioni ad una popolazione sempre più anziana, che necessita di maggiori attenzioni da personale in servizio che purtroppo da anni è insufficiente».
L'ETÀ Alla riduzione della quantità si accompagna poi un allarmante aumento dell'età, registrato in tutte le aziende sanitarie venete, che complessivamente contano 9.072 dipendenti fra 55 e 64 anni, cioè il 22,45% del totale. Secondo l'organizzazione sindacale, questo innalzamento è dovuto «all'assenza di sostituzione del personale e di un adeguato piano di rinnovamento». Il problema è particolarmente evidente in quelle Ulss dove un lavoratore su quattro si avvicina alla soglia della pensione: la 1 Dolomiti (25,32%), la 3 Serenissima (24,94%), la 5 Polesana (25,20%). «L'anzianità anagrafica riflette il segretario regionale Daniele Giordano determina già adesso e determinerà sempre di più in futuro una crescita dell'inidoneità al lavoro: è evidente che una persona di 60 anni non può svolgere le stesse mansioni con la medesima forza di quando ne aveva 20. A questo problema occorre rispondere con nuove assunzioni, sostitutive dei pensionati ma pure aggiuntive in attesa che i colleghi più anziani escano, nonché con una distribuzione di maggiore personale nella sanità territoriale».
LE ASSENZE Malgrado l'invecchiamento del comparto, i dati sulle assenze per malattia di un personale pure particolarmente esposto al rischio indicano un andamento «del tutto fisiologico e sotto la media di altre regioni italiane anche dei settori privati». Rispetto agli 8,46 giorni mediamente rilevati nel 2010, infatti, nel 2015 il trend è sceso a 7,81 (il minimo è 6,88 a Bassano del Grappa, il massimo è 8,93 in Polesine). «Ma questa tendenza non può reggere annota la Fp Cgil senza uno sgravio dei carichi di lavoro del personale maggiormente prossimo alla pensione. È impensabile che la professionalità e la dedizione del personale permettano da sole di mantenere in piedi il sistema, di fronte alla continua crescita dei bisogni di salute dei cittadini».
LE RETRIBUZIONI Per questo il sindacato sollecita anche un'omogeneizzazione dei trattamenti retributivi. «I dati sul costo complessivo del lavoro, che non è solo la retribuzione ma quanto l'ente spende per ciascun lavoratore sottolinea la Fp Cgil ci dimostrano come vi siano differenziazioni tra le Ulss del Veneto e come sia necessario dare immediata applicazione all'accordo siglato a novembre, che prevede impegni concreti contro gli sprechi, per produrre quelle razionalizzazioni necessarie a garantire trattamenti uniformi nel territorio». Fermo restando che nel giro di cinque anni la tendenza è stata dovunque alla diminuzione, nel 2015 il costo del lavoro medio in Veneto per il comparto della sanità risultava di 29.095,93 euro, ma con oscillazioni che andavano dai 27.826 euro dell'allora Ulss 8 di Arzignano, ai 30.603 della ex Ulss 9 di Legnago.
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Il Gazzettino