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TREVISO «Nei reparti Covid chi rifiuta il vaccino senza una valida motivazione». È la linea, durissima, del presidente dell'Ordine degli infermieri. Sono complessivamente 86 i dipendenti dell'Usl che non si sono ancora vaccinati. L'azienda sanitaria li sta contattando uno per uno per capire se ci sono motivi di natura sanitaria. Di fronte a eventuali posizioni no-vax, si valuta l'ipotesi di spostare il personale fuori dai reparti degli ospedali, per evitare un contatto diretto con i pazienti e scongiurare il rischio di nuovi focolai. Proprio dall'Ordine delle professioni infermieristiche di Treviso, però, arriva una proposta ancora più perentoria. «Chi rifiuta il vaccino senza valide spiegazioni potrebbe essere messo a lavorare nei reparti Covid, dove non rappresenterebbe un pericolo per i pazienti purtroppo già contagiati spiega la presidente Samanta Grossi i no-vax sono spesso anche dei negazionisti. In questo modo avrebbero la possibilità di rendersi conto di persona del problema. Non è impossibile: la mobilità d'urgenza è uno strumento già previsto e codificato».
LA RETROMARCIA Cinque, invece, gli ospedalieri che avevano scelto di non vaccinarsi contro il coronavirus e subito dopo si erano contagiati. Adesso hanno cambiato idea. I tre infermieri e due operatori sociosanitari, hanno fatto sapere dal loro isolamento che ora sono pronti a sottoporsi all'iniezione.
IL NODO In tutto ciò, sorgono anche altri nodi di natura tecnica, che potrebbero sembrare secondari ma che invece sono determinanti. Il primo: l'azienda sanitaria può accettare di gestire i contagi come infortuni sul lavoro anche se a essere colpite dal coronavirus sono persone che pur avendo avuto la possibilità hanno scelto di non vaccinarsi? Una questione simile è emersa nelle scorse ore nell'ospedale San Martino di Genova, dove sarebbero risultati positivi 15 infermieri che avevano rifiutato l'iniezione. Adesso il caso è al vaglio dell'Inail, appunto. Il secondo nodo riguarda l'assicurazione. Davanti a persone che rifiutano il vaccino, le compagnie che coprono sia gli operatori della sanità che la stessa Usl accetterebbero di rispondere per eventuali danni collegati alla diffusione del coronavirus? Sono interrogativi pesanti che non possono rimanere senza una risposta univoca. Ad oggi la situazione è magmatica. Al momento l'Usl della Marca non ha segnalato nessun caso all'Ordine delle professioni infermieristiche di Treviso. Continua la campagna di moral suasion, di persuasione.
GLI INCONTRI DELL'ORDINE Lo stesso Ordine ha appena organizzato per i propri iscritti un nuovo incontro sui vaccini anti-Covid con il professor Carlo Agostini, direttore della Prima medicina del Ca' Foncello e riferimento per l'intero corso di laurea in Medicina e chirurgia nella sede di Treviso. Le telefonate di infermieri dubbiosi si sono drasticamente ridotte. Ieri l'Usl nel centro straordinario del Bocciodromo di Villorba ha continuato a vaccinare gli operatori sanitari in servizio sul territorio che non avevano ancora risposto alla chiamata. Sono in tutto 250, tra le varie categorie. Altri verranno recuperati domani, parallelamente alle vaccinazioni dedicate agli insegnanti e al personale scolastico. La speranza è di arrivare a coprire tutti con un'opera di convincimento, senza scontri. Sarebbe la soluzione ideale.
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