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PORDENONE - Spesso si abusa del termine “fuga”. Non in questa situazione. È la realtà, che si trasforma in emergenza da allarme rosso. Le case di riposo della provincia di Pordenone hanno raggiunto il punto critico: sono senza infermieri e in molti casi non si riesce nemmeno a compilare i turni settimanali. Il danno più grave? Lo subiscono gli ospiti anziani, che vedono crollare la qualità dell’assistenza. E non hanno colpe.
LA SITUAZIONE
Dalla criticità, si è passati al tracollo.
LE MOTIVAZIONI
Perché mancano infermieri nelle case di riposo? In questo caso non c’entra il vaccino, perché la quota di professionisti sospesi è minima. Le ragioni sono economiche, prima di tutto. Le Aziende sanitarie (quindi il pubblico) paga bene e soprattutto garantisce un impiego a tempo indeterminato e in reparti diversi da quelli deputati all’assistenza degli anziani. Logico quindi che con l’apertura delle graduatorie si registri la fuga verso gli ospedali, anch’essi alla ricerca di infermieri. Ma in provincia di Pordenone non c’è solo questo aspetto. Incombono anche i privati, nello stesso settore (quello delle case di riposo) che in questi giorni lamenta l’impossibilità di coprire i turni dell’assistenza a causa della fuga degli infermieri. L’insediamento della residenza privata di Torre (Pordenone) del gruppo Zaffiro, ad esempio, ha fatto salire il livello di allarme nelle Asp della provincia. Il motivo? È sempre lo stesso. Gli infermieri vogliono guadagnare di più, il privato può agire sul contratto e “ingolosire” i professionisti. E il ricambio, una volta persa una risorsa, oggi non c’è. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino