Infermieri brasiliani in corsia, il sindaco spazza ogni speranza: «Solo favole, non ne arriverà nessuno»

Il sindaco Camillo De Pellegrin
BELLUNO - «Adesso presso i tribunali e le anagrafi dei comuni avremo la coda di infermieri e oss brasiliani». Esordisce con una battuta il sindaco di Val di Zoldo,...

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BELLUNO - «Adesso presso i tribunali e le anagrafi dei comuni avremo la coda di infermieri e oss brasiliani». Esordisce con una battuta il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin, che da gennaio sta ponendo la questione dell'assalto ai comuni sommersi dalle richieste di trascrizione di cittadinanza iure sanguinis. Interviene anche dai suoi social dopo il progetto pilota dell'associazione Bellunesi nel Mondo con l'Ulss 1 Dolomiti che punta a portare in corsia negli ospedali e case di riposo gli oriundi veneti dal Brasile: si inizierà con una decina di persone che frequenteranno un corso di italiano in patria per poi venire a lavorare qui. Il sindaco di Val di Zoldo prosegue, sempre con ironia: «I bellunesi nel mondo hanno fornito 600 certificati di nascita? Potrebbero aprire uno sportello». Poi torna serio e si chiede: «Perché non vengono quelli che hanno già il passaporto e la cittadinanza? Sono tantissimi, ma nessuno si ferma da noi».

LA QUESTIONE
«È da cinque anni che cerco di far capire quello che è il problema - prosegue Camillo De Pellegrin -: ormai sono passati altri tre mesi in cui chiunque ha detto e scritto su questo argomento. Sappiamo benissimo cosa c'è sotto la cittadinanza». E poi rincara: «Ora possiamo dire che se prima c'era la via consolare per ottenere la cittadinanza, poi c'è stato il periodo delle agenzie, e successivamente la terza via in tribunale ora ce ne sarà una quarta: la via dell'Ulss». Ma di fondo il sindaco di Val di Zoldo non crede che l'operazione vada a segno: «Se i bellunesi nel mondo riusciranno a portare oriundi qui a lavorare sono pronto a ricredermi, ma sto aspettando di vedere quanti ne arriveranno. E, soprattutto, voglio appurare quanti ne arriveranno a fare la cittadinanza iure sanguinis per venire a fare gli oss e infermieri in Italia. Aspetto con ansia di essere smentito». E poi chiude con la battuta condivisa anche nei suoi social: «Che in provincia di Belluno arrivino centinaia di brasiliani che vengano a vivere da noi e che lavorino sul nostro territorio è una favola. Ma se devo leggere una favola ne scelgo una che abbia la morale».

LE PERPLESSITÀ
Camillo De Pellegrin pone anche la questione dei titoli: «Si tratta di infermieri che non parlano una parola di italiano e che, per quanto bravi, hanno conseguito una laurea che non è equiparata a quelle europee. Ricordiamo poi, come mi è stato fatto notare, che se vuoi iscriverti a infermieristica in Italia, lavorando in contemporanea non lo puoi fare, perché sei costretto a frequentare le lezioni. Importando personale dal Brasile si taglierebbe fuori tanta gente che magari avrebbe voglia di fare questo lavoro».

LA BATTAGLIA
Il sindaco di Val di Zoldo ha portato avanti una vera battaglia da anni sulla questione. Ed ha evidenziato più volte anche il grande lavoro che comporta per i comuni le trascrizioni dei neo cittadini iure saguinis. Il suo comune è stato bersagliato da richieste tanto da incorrere anche in un ricorso al Tar per i tempi lunghi di iscrizione all'anagrafe. Il caso non finirà di fronte al giudici perché il municipio si è messo in regola. «Abbiamo proceduto nei giorni scorsi alle trascrizioni: ci siamo fermati a fare altro e ci siamo dedicati a quello. Ma va ricordato che all'arrivo di quel ricorso al Tar siamo stati costretti a dare incarico a un avvocato, con spese per il Comune, che ha preso contatti con l'avvocato dei neo cittadini per chiarire la questione».

I DATI


Certo il bacino da cui attingere per il progetto pilota sui sanitari brasiliani è enorme. Basta dare un'occhiata ai dati degli Aite che crescono di anno in anno. Erano 56.965 i bellunesi iscritti all'Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero) al primo gennaio 2022, 1.582 in più rispetto all'anno precedente. Più della metà (il 52%) è iscritto "per nascita", in quanto nato all'estero da genitori con cittadinanza italiana. Il 12,3% ha tra 0 e 17 anni, il 21,2% tra 18 e 34 anni, il 23% tra 35 e 49 anni, il 20,3% tra 50 e 64 e il 23% ha dai 65 anni in su.
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Il Gazzettino