TREVISO - Le aziende sanitarie per cui Emanuela Petrillo ha lavorato tra il 2009 e il 2016, periodo in cui avrebbe solo finto di effettuare vaccinazioni a circa 7mila pazienti,...
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LA REPLICA
«Siamo passati da parte offesa a responsabili - è il commento del direttore generale della Uls 2 trevigiana Francesco Benazzi - siamo stati infatti noi a denunciare i fatti non appena ci siamo resi conto di quello che era successo e siamo stati sempre noi a presentare le denunce perché una nostra dipendente non svolgeva la profilassi. Così come è la Uls2 che ha fatto in modo che alla vicenda venisse dato il giusto risalto sugli organi di informazione soprattutto per informare i pazienti che rischiavano la scopertura e che abbiamo richiamato per rifare il vaccino. Capisco il concetto di responsabilità civile in quanto la Petrillo lavorava per la nostra azienda sanitaria ma non bisogna dimenticare che per fortuna nessuno ha accusato problemi di salute, grazie anche alla tempestiva reazione che abbiamo messo in campo». Il processo entrerà nel vivo il prossimo 17 marzo con l'avvio dell'istruttoria dibattimentale e l'inizio della sfilata di testi, in tutto una cinquantina tra Procura di Udine, difesa e parti civili. Di questi 18 sono ex colleghi della Petrillo chiamati a deporre come dalla difesa, che ha anche chiesto di poter sentire alcuni genitori e ha fatto istanza perché venga effettuato l'esame dell'imputata. La 34enne intende insomma raccontare direttamente in aula la sua versione dei fatti. E difendersi dall'accusa di aver solo finti la profilassi, come sarebbe dimostrato dall'esito dell'incidente probatorio sui prelievi di sangue di 160 delle persone che avrebbero dovuto essere vaccinate e da cui emergono percentuali di scopertura per mancata immunizzazione estremamente elevate. «Ma il campione - ribatte il difensore Paolo Salandin - era troppo ridotto. Sono numeri non significativi e non si può somministrare giustizia con la statistica».
Denis Barea
Elena Viotto Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino