Infermiera non vaccinava i bambini, le Usl chiamate a risarcire i danni

Emanuela Petrillo. Infermiera non vaccinava i bambini, le Usl chiamate a risarcire i danni
TREVISO - Le aziende sanitarie per cui Emanuela Petrillo ha lavorato tra il 2009 e il 2016, periodo in cui avrebbe solo finto di effettuare vaccinazioni a circa 7mila pazienti,...

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TREVISO - Le aziende sanitarie per cui Emanuela Petrillo ha lavorato tra il 2009 e il 2016, periodo in cui avrebbe solo finto di effettuare vaccinazioni a circa 7mila pazienti, potrebbero essere chiamate a risarcire i pazienti nel caso in cui la ex assistente sanitaria, in servizio prima nel Medio Friuli a Codroipo, San Daniele e Udine e poi nell'Usl 2 di Treviso, dovesse essere condannata nel processo in corso a Udine in cui la 34enne deve rispondere di peculato, falso ideologico e omissione in atti d'ufficio. Ieri il Tribunale del capoluogo friulano ha infatti accolto l'istanza di alcune famiglie formalizzando la costituzione in giudizio come responsabili civili della Uls 2 di Treviso e della nuova Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale nata dalla fusione delle precedenti Aas 3 Alto Friuli e Asuiud. «Ma per un risarcimento danni civilistico - ribatte l'avvocato Fabio Crea, che assiste la Uls 2 che a sua volta si è costituita come parte civile contro la Petrillo - ci deve essere un danno. Fortunatamente nessuno dei bambini ha invece riportato conseguenze che siano tali da giustificare una liquidazione. I presunti danni sono assolutamente inesistenti e indimostrati». 

 

LA REPLICA

«Siamo passati da parte offesa a responsabili - è il commento del direttore generale della Uls 2 trevigiana Francesco Benazzi - siamo stati infatti noi a denunciare i fatti non appena ci siamo resi conto di quello che era successo e siamo stati sempre noi a presentare le denunce perché una nostra dipendente non svolgeva la profilassi. Così come è la Uls2 che ha fatto in modo che alla vicenda venisse dato il giusto risalto sugli organi di informazione soprattutto per informare i pazienti che rischiavano la scopertura e che abbiamo richiamato per rifare il vaccino. Capisco il concetto di responsabilità civile in quanto la Petrillo lavorava per la nostra azienda sanitaria ma non bisogna dimenticare che per fortuna nessuno ha accusato problemi di salute, grazie anche alla tempestiva reazione che abbiamo messo in campo». Il processo entrerà nel vivo il prossimo 17 marzo con l'avvio dell'istruttoria dibattimentale e l'inizio della sfilata di testi, in tutto una cinquantina tra Procura di Udine, difesa e parti civili. Di questi 18 sono ex colleghi della Petrillo chiamati a deporre come dalla difesa, che ha anche chiesto di poter sentire alcuni genitori e ha fatto istanza perché venga effettuato l'esame dell'imputata. La 34enne intende insomma raccontare direttamente in aula la sua versione dei fatti. E difendersi dall'accusa di aver solo finti la profilassi, come sarebbe dimostrato dall'esito dell'incidente probatorio sui prelievi di sangue di 160 delle persone che avrebbero dovuto essere vaccinate e da cui emergono percentuali di scopertura per mancata immunizzazione estremamente elevate. «Ma il campione - ribatte il difensore Paolo Salandin - era troppo ridotto. Sono numeri non significativi e non si può somministrare giustizia con la statistica». 

Denis Barea
Elena Viotto  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino