Infermiera aggredita in pronto soccorso a Conegliano: «Il personaggio è noto, va fermato»

Il pronto soccorso di Conegliano dove si è verificata l'aggressione all'infermiera
CONEGLIANO (TREVISO) - Si china verso il paziente, portato in pronto soccorso in barella, per sistemargli il braccialetto di identificazione in plastica. Lui non vuole, si...

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CONEGLIANO (TREVISO) - Si china verso il paziente, portato in pronto soccorso in barella, per sistemargli il braccialetto di identificazione in plastica. Lui non vuole, si ribella. È un attimo. Il paziente, un balordo 30enne senza fissa dimora e già conosciuto alle forze dell’ordine, fa partire un pugno violentissimo che colpisce al volto l’infermiera, 40enne. L’incidente succede alle 2 della notte tra giovedì e venerdì al pronto soccorso dell’ospedale di Conegliano. Sale d’attesa semi vuote ma, per fortuna, i colleghi dell’infermiera aggredita intervengono. Allertano subito le forze dell’ordine e i carabinieri bloccano l’uomo e lo arrestano per le percosse all’infermiera, con l’aggravante che la vittima è una professionista in servizio. La donna, impaurita oltre che dolorante, si fa medicare e viene giudicata guaribile in 20 giorni.


I FATTI

I fatti vengono ricostruiti dai carabinieri. Il paziente avrebbe agito alterato dall’alcol, ed emerge il fatto che è stato lui stesso a chiamare il 118 sostenendo di non sentirsi bene. Era uscita l’ambulanza e i sanitari lo avevano portato in pronto soccorso, appunto in barella. Era stato fatto il triage per l’ammissione del paziente, trasferito all’interno del pronto soccorso per essere sottoposto alle cure del caso. A quel punto viene preso in carico dall’infermiera che gli lega il braccialetto di plastica al polso, come si fa per ogni malato in carico dal servizio sanitario nazionale. Un’operazione che al 30enne dà fastidio. Non vuole quel braccialetto. E reagisce facendo partire un destro terribile al volto della professionista.


LA RABBIA

Il direttore generale dell’Usl 2, Francesco Benazzi, è arrabbiato: «Si tratta di persona nota alle forze dell’ordine. Era in barella e l’infermiera per identificarlo deve mettergli il braccialetto. Mi viene da pensare che se fosse stato male come diceva non avrebbe avuto la forza di sferrare un pugno di quella portata. L’infermiera ha sporto denuncia. Noi saremo al suo fianco perchè quell’uomo non ha alcuna giustificazione. Spero solo che non se la cavi e venga condannato a una pena severa». Resta, però, il problema del pronto soccorso, porto di mare che si trova a fare i conti con ogni tipo di pazienti. Lo scorso marzo, a Pieve di Soligo, un altro paziente andò in escandescenza distruggendo l’ambulatorio e minacciando il medico che non voleva prescrivergli degli ansiolitici.

Il dg Benazzi ammette: «Stiamo valutando l’ipotesi di servirci di un vigilantes di notte nei pronto soccorso. Magari come deterrente perchè il personale di guardia non potrebbe comunque accedere all’interno dei reparti del pronto soccorso. L’infermiera colpita dal pungo è una professionista esperta che sa distanziarsi dal paziente. Eppure, lo scatto improvviso l’ha colta di sorpresa e nessuna guardia giurata avrebbe potuto impedirlo. Penseremo anche a creare filtri maggiori a livello di entrata al pronto soccorso». Ma il vero problema per il direttore generale «è la gestione delle persone aggressive». Il dg sottolinea, infatti: «La sanità sta diventando sempre più femminile, le infermiere sono nella maggior parte donne. Cerchiamo di fare turni misti soprattutto la notte, ma mi chiedo chi vorrà più lavorare in posti dove si rischia un pugno in faccia». Il direttore generale dell’Usl 2 fa i conti con il dopo Covid: «L’aggressività è aumentata anche nei reparti. Assistiamo a esplosioni di violenza contro sanitari che sono ingiustificate. Non dimentichiamo mai che questi professionisti lavorano per aiutare chi sta male».

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Il Gazzettino