VENEZIA - Per otto minuti il suo cervello non ha più ricevuto ossigeno. In altre parole, è come se per quegli otto minuti fosse morto. Un rappresentante padovano,...
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«Papà si trovava al ponte de l’Ogio, a Venezia ci va spesso per motivi di lavoro. E come ogni volta stava camminando verso Rialto, quando è stato colto da un malore improvviso». Un attacco cardiaco che non gli ha dato nemmeno il tempo di rendersi conto di capire cosa stesse succedendo.
In quel momento stavano passando due poliziotti per i servizi di monitoraggio alla movida: gli agenti, vedendo l’uomo barcollare sul ponte, si sono avvicinati credendo fosse ubriaco. «Si sono accorti subito però che, invece, la situazione era ben diversa. Mio padre è caduto e loro l’hanno adagiato a terra. In questo momento si sono resi conto che non c’era più il battito. Inoltre respirava in maniera strana, era il cosiddetto “rantolo della morte”». Uno dei due poliziotti ha iniziato a praticargli il massaggio cardiaco, mentre l’altro si è messo alla ricerca di un defibrillatore. Ad aiutarlo un barista della zona, che l’ha subito condotto al Dae più vicino. «Nel frattempo il poliziotto rimasto con lui gli aveva praticato 3 serie di massaggi cardiaci. Dopo 6/7 minuti di corsa estenuante sono tornati i due uomini con il defibrillatore con cui sono riusciti a riportarlo in vita».
A quel punto è arrivata l’idroambulanza che ha portato l’uomo al pronto soccorso. «Mio padre era morto se non ci fossero state queste due persone, anzi due angeli. E’ stato circa 8 minuti in ipossia celebrale (mancanza di ossigeno al cervello) ma si sta riprendendo poco per volta. Ora è ricoverato all’Ospedale all’Angelo di Mestre. Tutto sommato sta abbastanza bene, considerando che è morto per circa 8 minuti». La donna ha voluto raccontare il salvataggio del padre per rendere merito alla prontezza dei due agenti che l’hanno aiutato. «Vorrei che a questi due poliziotti fosse riconosciuto che hanno fatto qualcosa che va aldilà del proprio lavoro..hanno letteralmente salvato una vita».
Il progetto dell’Ulss 3 “Città Cardioprotetta”, prevede la distribuzione capillare di defibrillatori semiautomatici (Dae). Le istruzioni vocali su schermo guidano il soccorritore durante l’esecuzione delle procedure di rianimazione cardiaca. Il soccorritore deve solo applicare gli elettrodi adesivi sul torace del paziente come indicato su un disegno sugli elettrodi stessi (e, ovviamente, contattare il 118). I defibrillatori Dae sono custoditi in punti strategici della città, ad alta frequentazione turistica (luoghi pubblici, hotel, esercizi commerciali, sedi sanitarie) e di cittadini. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino