Infarto a 33 anni, muore Alessandro, attivista del centro Django. I colleghi danno l'allarme

Alessandro Greguoldo
SILEA – E’ stato trovato a terra all’interno della propria abitazione. Ormai senza vita. Stroncato probabilmente da un infarto improvviso. Se n’è...

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SILEA – E’ stato trovato a terra all’interno della propria abitazione. Ormai senza vita. Stroncato probabilmente da un infarto improvviso. Se n’è andato così Alessandro Greguoldo. A soli 33 anni. Esperto di animazioni video, aveva lavorato a show e serie Tv anche per Netflix e Amazon. Il giovane, attivista del centro sociale Django, era originario di Silea. Dopo aver frequentato BigRock, l’istituto di animazioni video e computer grafica di Ca’ Tron, legato a H-Farm, si era trasferito per lavoro a Parma, tornando nella Marca nei fine settimana. Ed è proprio a Parma che lunedì è stato colto dal malore rivelatosi fatale. Da poco più di tre mesi collaborava con lo studio di comunicazione emiliano H7-25. Stando a quanto si è appreso, sono stati proprio i colleghi a dare l’allarme non vedendolo arrivare al lavoro. Una volta giunti a casa sua l’hanno trovato riverso sul pavimento. E purtroppo non c’è stato nulla da fare.

Negli ultimi anni Alessandro aveva girato l'Europa e il mondo costruendosi una carriera nell’ambito delle animazioni in 3D e degli effetti speciali. L’anno scorso aveva collaborato con la Mpc film di Berlino. E prima ancora con Edi - effetti digitali italiani di Milano, Realtime, Pixomondo di Stoccarda e gli Axis Studios del Regno Unito. A Treviso si era avvicinato al collettivo Ztl, poi sfociato in Django, già prima del 2013. Aveva preso parte all’occupazione dell’ex Telecom e dell’ex Enel, per le quali era stato anche raggiunto da un foglio di via dal capoluogo. Di seguito aveva contribuito a dar vita al centro sociale nell’ex caserma Piave.

Nell’estate del 2015 era stato vittima di un pestaggio nel cuore di Treviso, nella zona di piazzetta Monte di Pietà, da parte di un gruppo di estrema destra. Era stato colpito da calci e pugni al volto, con annessa frattura del setto nasale, per una prognosi di trenta giorni. Ieri il centro sociale Django lo ha ricordato pubblicando sui social le parole che lo stesso Alessandro aveva lasciato al fotografo Giancarlo Rado. “Da quando ho avuto la fortuna di avvicinarmi al collettivo Ztl, la mia visione di Treviso è completamente mutata – spiegava – persone che chiamavo gente ora non li chiamo nemmeno amici ma addirittura compagni. Persone di cui mi posso fidare ciecamente, meravigliose, con una cultura che a molti invidio e una personalità affascinante sotto ogni aspetto”. “Persone che hanno risvegliato in me valori che pensavo sepolti – aveva aggiunto – che mi fanno capire giorno per giorno l'importanza di combattere, per se stessi e la collettività, perché è difficile, ma non impossibile”. Alessandro Greguoldo ha lasciato la mamma e un fratello. La data dell’ultimo saluto verrà decisa nelle prossime ore. “Ciao Greg – è il saluto che arriva da Django – ci vediamo là”.

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Il Gazzettino