Indagine depistate: «Medico legale a giudizio»

Indagine depistate: «Medico legale a giudizio»
PADOVA La Procura Euganea ha chiesto un terzo rinvio a giudizio per il professore e direttore dell'Unità operativa di Medicina legale, Massimo Montisci. Dopo i casi...

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PADOVA La Procura Euganea ha chiesto un terzo rinvio a giudizio per il professore e direttore dell'Unità operativa di Medicina legale, Massimo Montisci. Dopo i casi delle presunte provette alterate proprio all'istituto di via Falloppio e della sospetta truffa pluriaggravata ai danni dell'Università di Padova e dell'Azienda ospedaliera, ora il docente è stato accusato dal pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini, di favoreggiamento, depistaggio, falso ideologico e truffa aggravata. Insieme a lui è finito nei guai anche Giacomo Miazzo di 38 anni, medico addetto al servizio del 118 accusato di falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale. L'inchiesta è legata alla morte del 72enne Cesare Tiveron, avvenuta il 13 settembre del 2016 in via Gattamelata a Padova davanti alla sede dello Iov (istituto oncologico veneto). 


LA DINAMICA
Il pensionato era in sella al suo scooter e stava rientrando nella sua abitazione di via Manara. Secondo quanto accertato dalla polizia locale, intervenuta pochi minuti dopo l'incidente, Tiveron sarebbe stato centrato dalla Fiat Tipo in dotazione alla Regione Veneto condotta da Giorgio Faccini (imputato in un altro procedimento per omicidio stradale) e con a bordo il direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan. L'autista avrebbe sbagliato manovra nell'uscire dallo Iov, colpendo in pieno l'anziano scooterista. Tiveron è stato subito aiutato e trasportato in ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale civile, ma dopo poco è deceduto. Padre di quattro figli, era stato titolare dell'agenzia immobiliare Scrovegni e promotore e realizzatore del consorzio Immobiliari associati. 

LE ACCUSE
Montisci, che si è autosospeso dai suoi incarichi, era stato nominato dalla Procura per l'incidente mortale come medico legale, per effettuare l'autopsia sul corpo del 72enne. Il professore, nella sua relazione, ha messo in luce come la causa del decesso del pensionato non fosse stata la diretta conseguenza dell'incidente stradale, ma un infarto antecedente all'urto con la macchina. E qui il sostituto procuratore contesta al docente universitario il favoreggiamento nei confronti dell'autista Faccini. Ma c'è di più, perché è stato accusato anche di depistaggio: avrebbe ostacolato l'indagine per il delitto di omicidio stradale, affermando il falso sulle cause della morte di Tiveron. Il direttore di medicina legale è finito nel mirino della Procura pure perché avrebbe prodotto una relazione autoptica falsa e non avrebbe effettuato nessuna serie di accertamenti ed esami di carattere strumentale sul corpo del 72enne. Quando invece, sempre secondo l'accusa, nella sua consulenza medico-legale avrebbe scritto di avere utilizzato macchinari per la ricerca, sul cadavere dell'anziano, di sostanze organiche volatili e non volatili, di stupefacenti e per appurare se nel sangue e nelle urine ci fossero state tracce di sostanze psicoattive. E infine perché avrebbe poi commesso una truffa aggravata ai danni della Procura facendosi pagare una parcella da 1.368 euro per esami mai effettuati. Insieme al professore è finito nei guai il medico del Suem 118, Giacomo Miazzo. Quel giorno davanti allo Iov è stato un passante ad allertare i soccorsi descrivendo un incidente stradale appena accaduto. Ma il dottore, sempre secondo l'accusa, avrebbe invece messo nero su bianco nella sua relazione di servizio di essere intervenuto per un malore. Quasi a volere già sostenere la tesi del docente Montisci, quando nella sua relazione scrive come Tiveron sia morto per un infarto antecedente all'urto.

GLI ALTRI PROCEDIMENTI

La Procura Euganea ha chiesto per Montisci altri due rinvii a giudizio. Il primo, in ordine di tempo, si rifà a un esposto, a firma di tre donne dipendenti di Medicina legale, dove è stato scritto e sviscerato il sistema delle presunte provette manomesse. In sostanza Montisci avrebbe ordinato al suo staff, di fare risultare negative tutte le provette con campioni di sangue, capelli e urine di suoi amici e di amici di amici. Tutte persone finite nei guai per essere state pizzicate al volante sotto l'effetto dell'alcol o di sostanze stupefacenti. Nel seconda richiesta di giudizio invece il docente del Bo è stato indagato per abuso d'ufficio e truffa pluriaggravata ai danni dell'Università e dell'Azienda ospedaliera di cui il medico è dipendente. Secondo l'accusa il professore avrebbe, in regime di impiego a tempo pieno tra il 2014 e il 2019, assunto e svolto una serie di incarichi professionali a titolo privato di fatto senza avere richiesto e ottenuto la relativa autorizzazione dall'amministrazione di appartenenza procurando un danno all'Azienda ospedaliera di circa 200 mila euro.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino