Violenza contro gli avversari politici nel pub: identificati 3 militanti del centro sociale Pedro

Violenza contro gli avversari politici nel pub: identificati 3 militanti del centro sociale Pedro
PADOVA - Ad incastrarli sono state le felpe indossate durante l’aggressione. Gli stessi indumenti ripresi dalle telecamere della videosorveglianza nel centro storico...

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PADOVA - Ad incastrarli sono state le felpe indossate durante l’aggressione. Gli stessi indumenti ripresi dalle telecamere della videosorveglianza nel centro storico cittadino. Lesioni personali aggravate dall’utilizzo di armi improprie da taglio e danneggiamento aggravato, in quanto avvenuto durante una manifestazione in luogo pubblico, in un clima di forte tensione. Sono le contestazioni formulate dal pubblico ministero Silvia Golin nell’avviso di conclusione delle indagini condotte dalla Digos a carico di tre attivisti del centro sociale Pedro.

Rischiano di finire sotto processo tre volti noti alle forze dell’ordine: Marco Compagnin, 37 anni, Tommaso Meneghetti, di 26, e Rolando Lutterotti di 29, tutti residenti in città, devono rispondere dell’aggressione, avvenuta in Ghetto nella notte tra il 25 e il 26 aprile di due anni fa ai danni dell’ex consigliere comunale leghista Nicolò Calore, e del leader provinciale di Casapound Alberto Bortoluzzi. Secondo l’accusa l’esponente del Carroccio sarebbe stato raggiunto da un pugno al volto sferrato da Compagnin mentre l’attivista di Casapound sarebbe stato accerchiato da un gruppo di militanti del Pedro, alcuni dei quali rimasti non identificati, e avrebbe rimediato una ferita da arma da taglio all’orecchio destro, con una prognosi di cinque giorni. A completare l’elenco delle parti offese c’è il titolare del pub Strasse di via Gritti: all’una di notte Lutterotti e Compagnin avrebbero danneggiato arredi e mobilio del locale.
LA VICENDA
Il violento raid punitivo contro Calore e Bortoluzzi era avvenuto proprio nella notte dopo le celebrazioni dell’anniversario della Liberazione. Una quindicina di attivisti del Pedro aveva accerchiato i due ragazzi, che stavano bevendo una birra con altri due amici nel locale a due passi da Piazza delle Erbe. In cinque erano passati dagli insulti ai pugni. L’ex consigliere leghista e il leader di Casapound erano seduti a un tavolino, quando i primi quattro aggressori li avevano riconosciuti attraverso la vetrata. «Mi hanno individuato perché sono di Casapound - aveva spiegato Bortoluzzi - prima sono entrati in quattro, poi altri 10, e hanno iniziato a picchiarci. Ho cercato di difendermi». Il pittore aveva riportato una profonda ferita all’orecchio destro, squarciato da un oggetto tagliente. All’amica che era con loro, Nora Gietz, i violenti avevano detto: «Sei amica dei fascisti e meriteresti le botte. Ti risparmiamo perché sei una donna».
LA RIVENDICAZIONE


Un paio di giorni dopo il centro sociale Pedro era uscito allo scoperto con un comunicato, senza esprimere, però, alcuna solidarietà o condanna alla violenza scatenata in via Gritti. Anzi. I militanti del centro sociale giustificarono i picchiatori sostenendo che il pestaggio altro non sarebbe stato che la risposta ad una provocazione “fascista”: «Si vuol forzatamente far passare per raid punitivo una legittima ed estemporanea reazione a una provocazione fatta da un fascista dichiarato, proprio il 25 Aprile. I partigiani non si sono mai posti il problema di usare la violenza per combattere il nazifascismo. Quello che è successo giovedì notte è stata la risposta a una provocazione fascista».

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Il Gazzettino